Il rialzo dei tassi di interesse voluto dalla BCE bloccherà le imprese che vogliono investire «ma anche le famiglie, danneggiando per questa via i consumi. Il Paese finora ha resistito, con moltissima fatica, i prossimi sei mesi saranno decisivi per capire dove andiamo». Lo ha detto al Messaggero il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, sottolineando che «bisogna capire se questa medicina amara effettivamente potrà essere utile. Non mi piace fare il banchiere centrale da salotto, però sembra che in effetti l’inflazione si stia un po’ raffreddando. Anche se in Italia meno rispetto ad altri Paesi: su questo paghiamo il prezzo delle politiche energetiche del passato».
La recessione, ha continuato, «è preoccupante soprattutto perché ci sono imprese in difficoltà, indebitate, già messe a dura prova dalla crisi energetica. È chiaro che un rialzo dei tassi non piace a nessuno, né alle imprese che devono fare investimenti né alle famiglie che hanno dei mutui e che quindi potrebbero essere portate a ridurre i consumi. «D’altra parte, l’inflazione magia le buste paga dei lavoratori. Non è facile decifrare quel che sta succedendo in questi mesi».
Alla domanda su come vede l’anno che sta iniziando, «il sistema per il momento ha retto, seppur con molta difficoltà. A settembre eravamo tutti molto preoccupati, finora però non c’è stato il collasso: un po’ per l’effetto delle risorse messe in campo dai governi, un po’ per la spinta della ripresa post Covid che ancora si fa sentire come volano. Anche l’export sta andando abbastanza bene. Ora si tratta di tenere duro nei prossimi sei mesi, che saranno decisivi». A proposito della manovra, «indubbiamente» il governo si è trovato in una «situazione complessa, in cui alcune poste della legge di bilancio erano di fatto già obbligate, proprio per la necessità di intervenire sul tema energia».
«Poi è stato dato anche qualche contentino qua e là, ma nell’insieme è ancora difficile assegnare un voto a questo esecutivo. Forse mi sarei aspettato un po’ di più su ricerca e investimenti, almeno a livello di enunciazioni per il futuro», ha spiegato Carraro. Confindustria chiede di più sul tema riduzione del cuneo, «serve una sforbiciata molto più rilevante anche per venire incontro alle esigenze di questa fase, in cui le buste paga sono obiettivamente in sofferenza. Finora le imprese hanno fatto fronte a questa situazione con le erogazioni detassate».
Il tema del recupero di un’inflazione di queste dimensioni dovrà entrare anche nei rinnovi contrattuali. «Sì, a un certo punto una parte di questa crescita dei prezzi dovrà essere riconosciuta e ciò chiaramente comporterà un aggravio per le imprese. Molto dipenderà dall’effettivo andamento dell’economia: se riprenderà a girare bene la situazione potrà essere più gestibile», ha precisato Carraro. Intanto le imprese segnalano spesso la difficoltà a trovare personale: «non si trova forza lavoro specializzata, anche se non particolarmente qualificata».
«Questo è un grande tema collegato con gli andamenti demografici, che andrebbe affrontato. Anche governando l’immigrazione: il flusso dei lavoratori attualmente privilegia altri Paesi europei». Il governo è impegnato anche nella gestione del Pnrr: «non si tratta di stravolgere il piano, ma è evidente che molti progetti erano stati concepiti in un contesto del tutto diverso e quindi andranno rivisti. La situazione energetica era molto differente da quella attuale, i costi dei materiali, nel frattempo, sono schizzati verso l’alto. Quindi dei ritocchi andranno fatti», ha concluso.








