La luce in fondo al tunnel potrebbe essere più vicina di quanto pensiamo. Secondo il Financial Times, che ha intervistato una serie di economisti, e alla luce dei principali indicatori pubblicati di recente, si fa più concreta l’ipotesi che l’inflazione globale abbia raggiunto il suo picco e che il suo ritmo di crescita sia destinato a rallentare nei prossimi mesi.
I prezzi di fabbrica, i tassi di trasporto, i prezzi delle materie prime e le aspettative di inflazione hanno iniziato a scendere dai recenti livelli record.
Queste serie di dati, ricorda il Ft, sono molto seguiti dagli economisti e dai responsabili politici, in quanto forniscono un’indicazione precoce delle tendenze che influenzeranno il calcolo dell’inflazione globale.
Secondo gli economisti, le ultime stime suggeriscono che le pressioni sui prezzi delle catene di approvvigionamento globali si stanno attenuando, rendendo probabile un calo dell’inflazione complessiva rispetto ai tassi storicamente elevati che hanno colpito le finanze delle famiglie e l’attività delle imprese negli ultimi mesi.
Se venisse confermata, questa sarebbe un’ottima notizia per le principali banche centrali, che hanno rialzato rapidamente i tassi di interesse in uno sforzo coordinato per domare l’inflazione, rischiando di far precipitare le principali economie in recessione.
“L’inflazione è probabilmente al suo apice”, ha dichiarato Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics. L’allentamento delle pressioni sui prezzi e le strozzature nella fornitura “fanno presagire una prossima moderazione dei prezzi al consumo”, ha affermato.
Secondo le stime di Moody’s, a ottobre l’inflazione globale ha raggiunto il livello record del 12,1%, che rappresenterà la “soglia massima” per i prezzi al consumo. Secondo Capital Economics, l’inflazione ha già raggiunto il picco nei mercati emergenti, con un calo dei prezzi al consumo in Brasile, Tailandia e Cile, mentre i dati recenti mostrano un indebolimento di alcune pressioni sui prezzi nelle economie sviluppate.
In Germania, i prezzi di fabbrica sono scesi del 4,2% a ottobre rispetto al mese precedente – il calo mensile più consistente dal 1948. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, l’inflazione annuale dei prezzi alla produzione sta rallentando dalla scorsa estate.
Il Financial Times ricorda che quasi tutte le principali economie del G20 che hanno pubblicato gli indici dei prezzi alla produzione di ottobre hanno registrato un rallentamento della crescita annuale rispetto al mese precedente, compresi Spagna, Messico, Portogallo e Polonia. Jennifer McKeown, capo economista globale di Capital Economics, prevede che l’inflazione globale inizierà a scendere l’anno prossimo, a causa del calo dei prezzi della maggior parte delle materie prime dovuto all’indebolimento della domanda.
Secondo la McKeown, i prezzi elevati dell’energia di quest’anno si appiattiranno nel 2023. “Secondo le nostre stime, gli effetti dei prodotti alimentari e dell’energia insieme ridurranno di circa 3 punti percentuali l’inflazione dei prezzi al consumo nelle economie avanzate, in media, nei prossimi sei mesi”.
Tuttavia, alcuni economisti hanno avvertito del rischio che il persistere di costi energetici elevati possa rallentare il calo. Susannah Streeter, analista senior di investimenti e mercati presso Hargreaves Lansdown, ha affermato che “il petrolio è destinato a rimanere altamente sensibile alle limitazioni dell’offerta e l’incombente divieto dell’UE sul greggio russo” continuerà ad alimentare l’inflazione complessiva nel Regno Unito e nell’Eurozona.
I prezzi dell’energia e di altre materie prime potrebbero aumentare ancora se l’economia cinese dovesse riprendersi o se la Russia dovesse tagliare ulteriormente le esportazioni come ritorsione per i limiti di prezzo imposti dall’Occidente al suo petrolio e al suo gas.
Un dato è comunque certo: i prezzi delle materie prime e altri indicatori che contribuiscono al dato complessivo dell’inflazione globale sono in calo. Il Ft ricorda che l’inflazione statunitense è scesa più del previsto ad ottobre e la maggior parte degli economisti prevede che il ritmo di crescita dei prezzi raggiungerà il picco in questo trimestre nel Regno Unito, nell’Eurozona e in Australia.
Gli economisti intervistati da Reuters, ricorda il Ft, aspettano che l’inflazione dell’eurozona raggiunga il 10,4% a novembre, (i dati saranno pubblicati mercoledì prossimo). in calo rispetto al 10,6% del mese precedente.
Tuttavia, anche se è probabile che scenda dal suo picco, l’inflazione globale è destinata a rimanere al di sopra degli obiettivi di lungo termine delle banche centrali. Insomma, secondo gli economisti, se segnali positivi ci sono, non significa che i tempi difficili siano definitivamente alle spalle.








