La Banca centrale europea – scrive Donato Masciandaro sul Sole 24 Ore – assomiglia sempre più a una Torre di Babele: le lingue si confondono, la confusione aumenta.
Non sappiamo se nell’imponente edifico babilonese ci fosse anche una civetta, ma il saggio volatile a cui Christine Lagarde dice di ispirarsi certo è la metafora più lontana da quello che sta accadendo a Francoforte.
Più che una banca centrale, la Bce assomiglia sempre di più a una voliera: falchi e colombe, usignoli e corvi. Il nuovo corso della strategia della Bce, secondo Masciandaro, è infatti la politica monetaria miope.
La politica monetaria miope è fatta da decisioni che vengono prese mese per mese senza dare indicazioni concreta su quale sarà il percorso della cosiddetta normalizzazione monetaria.
A discapito dei lavoratori che devono decidere quanto consumare e risparmiare, quanto indebitarsi, se chiedere un aumento di salario.
Oppure di imprenditori e manager che devono decidere quanto produrre e quanto investire.
L’aumento dell’incertezza macroeconomica rende l’obbligo di trasparenza delle banche centrali un imperativo.
Per tutta risposta la Bce vara la politica miope e muta. In più, con uno sgradevole corollario: i corvi.
Dal momento dell’inizio della presidenza Lagarde, è stato sistematico l’utilizzo dei media da parte di membri del consiglio Bce, rigorosamente anonimi, per diffondere notizie riservate, meglio se destabilizzanti.
La presenza dei corvi ha costretto la parte migliore di quel consiglio a interventi pubblici per chiarire e spiegare.
Una azione meritoria, che però soprattutto agli orecchi dei pubblici più vasti, e anche meno informati, finisce per aumentare l’effetto voliera.
Il contrario di quello di cui oggi ha bisogno l’economia. Uno spettacolo che sicuramente non piacerebbe alla civetta della Minerva.








