“Si è aperto il nuovo ‘cantiere sociale’, così è stato chiamato con una certa enfasi il confronto che un traballante Governo Draghi terrà con sindacati e imprese. Al tavolo siede anche un ‘ospite inquietante’ e poco desiderato: l’inflazione”.
Così Alfonso Gianni sul Manifesto facendo notare come questa porti “qualche sollievo al Tesoro per la diminuzione del debito dovuta all’incremento nominale del Pil” ma che “per gli altri c’è poco da gioire”.
Infatti, scrive, “in Europa e in Italia, in particolare, non siamo affatto di fronte ad una ripresa rigogliosa della domanda aggregata. Né si può sostenere che la causa scatenante l’impennata inflazionistica sia dovuta alla politica monetaria particolarmente espansiva delle banche centrali. Prova ne sia che a fronte di un’immissione di liquidità in sette anni pari al 20% del Pil europeo, il tasso di inflazione è stato contenuto entro il 2%.
Per questo motivo – sottolinea Gianni – l’inversione di tendenza con l’innalzamento dei tassi di interesse, sia della Fed che soprattutto della Bce, rappresenta la risposta sbagliata che prepara l’avvento della stagflazione. Il nesso causale fra la creazione di moneta e aumento dei prezzi è stato reciso dalla finanziarizzazione sempre più spinta del sistema. Quella liquidità ha solo lambito l’economia reale, fermandosi nelle capaci sacche di quella finanziaria.
È stata dunque la guerra, la dinamica delle sanzioni e delle contromisure messe in atto dalla Russia, a delineare il nuovo quadro inflattivo che ha perciò dimensione mondiale. Lo sfilacciarsi delle catene del valore, il brusco contrarsi dell’accesso a materie prime indispensabili alla produzione ad alto valore tecnologico, la crescita del prezzo del gas e l’incertezza sulla continuità delle forniture, l’incremento dei costi della logistica e dei trasporti, nonché la tormentata vicenda del grano, sono solo alcuni degli elementi che descrivono un’inflazione da offerta. I sommovimenti monetari – la guerra delle valute – fanno il resto.
D’altro canto la riorganizzazione della produzione su scala globale, dovuta alle mutazioni geopolitiche indotte dalla guerra, non potrà avvenire gratis e alimenterà la spirale inflazionistica dal versante dell’offerta. Torna d’attualità, ma su una scala ben più ampia, l’insegnamento di Augusto Graziani che nel 1977 scriveva che ‘l’inflazione ha una funzione specifica da svolgere nel meccanismo capitalistico; lungi dall’essere un puro fenomeno nominale, essa assolve alla funzione delicata di redistribuire ricchezze e potere da un gruppo all’altro’. Come allora – conclude – a favore del capitale finanziario”.








