“Se le cose non vanno ancora troppo male sul fronte economico in Europa, nubi scure si stanno addensando all’orizzonte. Il principale messaggero di guai è l’inflazione, che può portare con sé la recessione e vari elementi d’instabilità finanziaria.
L’inflazione è stata malamente sottostimata dalle banche centrali – non dagli economisti genericamente, come un gratuito e male argomentato articolo del Corriere della Sera aveva provato a indicare.
Il problema ora è che la Bce continua a giocare con la promessa di uno schema anti-frammentazione che non sa come fare, mentre la vera questione è quanto rapidamente sarà costretta a stringere davanti ai dati dei prezzi in rapido avanzamento”.
Lo sostiene l’economista Stefano Micossi.
“Agendo tardi, essa accresce il rischio di una stretta più violenta – come vari economisti meno ossequiosi verso la Bce di alcuni giornalisti avevano paventato da tempo.
Intanto, il presidente Nagel della Bundesbank ha ricordato in un pubblico intervento che possibili interventi anti-spread della Bce dovrebbero superare test di legalità, proporzionalità e condizionalità che forse qualche colomba nel Comitato esecutivo della Bce si era scordato di considerare. E c’è in aggiunta un tema banche” sostiene Micossi dalle colonne del magazine digitale Inpiu.net.
“Le banche appaiono attualmente ben capitalizzate, forse più oltre-Atlantico che in Europa. I risultati dello stress test sulle banche americane, appena pubblicato, ne conferma la solidità e, ciononostante, le autorità annunciano nuove restrizioni dei coefficienti di capitale.
La situazione appare buona anche in Europa, ma la decisione dell’Eba di rinviare gli stress test all’anno prossimo è caduta in un momento poco felice, aumentando l’incertezza sull’impatto dell’inflazione e di una possibile recessione sui coefficienti patrimoniali.
Un segnale poco incoraggiante viene, al riguardo, dai rapporti tra capitale a prezzo di mercato delle azioni e valori di libro del patrimonio, che negli Usa è superiore all’unità e in Europa si aggira intorno al 60%. Speriamo bene” conclude Micossi.








