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Nicola Porro (il Giornale): «Draghi: più in linea con Spada che con Landini»

Nicola Porro, sul Giornale, si occupa della politica economica del governo Draghi, ricordando alcuni provvedimenti a suo avviso improduttivi presi dai precedenti esecutivi: reddito di cittadinanza, cashback e blocco dei licenziamenti. Tre misure che devono aver avuto bene in testa ieri Mario Draghi, presidente del Consiglio, e Alessandro Spada, presidente dell’Assolombarda, nei loro discorsi da vetrina, inusualmente interessanti.

«Draghi ha ribadito che esiste debito buono e debito cattivo, che la ripresa a cui siamo assistendo è forte. Ma insufficiente a lenire le ferite mortali del lockdown e che il problema dell’Italia nasce da lontano. Infatti, la produttività del 2019, pre-Covid, è stata inferiore a quella di venti anni prima. Spada, a cinquecento chilometri di distanza, ha spiegato con pacatezza l’importanza dell’industria del Nord, che ha nel suo DNA la capacità di trasformare la crisi in opportunità, la follia del blocco dei licenziamenti e il sogno, perverso, per il quale taluni, troppi, ritengono che il lavoro si crei per decreto».

«Tutto bene? Mica tanto. L’attuale coalizione di governo è fatta da anime diverse, non tutte consapevoli della situazione in cui ci troviamo. Il primo partito del Parlamento, i grillini, sono combattuti tra l’impulso No Tav, e l’ingolosimento da sottogoverno che digerisce tutto. La sinistra pensa più alla difesa dei diritti di una molteplicità di minoranze che a Cipputi, come si diceva un tempo da quelle parti», prosegue.

«E la destra di governo teme di essere scavalcata da quella d’opposizione. Sopra a tutto ciò un’Europa combattuta. In cui tra poco verranno i nodi al pettine. In cui, sgombrata l’emergenza Covid, si ripresenteranno i soliti argomenti contro il blocco latino. Basti l’antipasto: non gradiscono il sacrosanto allungamento dei debiti contratti dalle imprese nel pieno delle chiusure. Draghi ha una via stretta. Ieri è sembrato più in linea con le parole di Spada che con quelle di Landini».

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