«No, noi non ci metteremmo comunque a produrre vaccini. Perché Menarini non violerebbe mai un brevetto. Sappiamo il valore, il costo e la fatica della ricerca, conosciamo i fallimenti e sappiamo quale sia la forza economica per ripartire. Quindi, per noi è impensabile rubare la proprietà intellettuale altrui». È quello che spiega Lucia Aleotti, azionista, membro del Cda e patron con il fratello Alberto Giovanni del Gruppo Menarini, in un’intervista a ‘Qn – La Nazione’.
La sua posizione è chiara: «Conoscendo questo settore, so che i problemi della moltiplicazione dei vaccini necessari al mondo intero non vengono dalla proprietà intellettuale dei brevetti». Anzi, «il brevetto è la spinta a farne sempre di più. Quello che servirebbe è incentivare ancora di più la ricerca pubblica e privata, in modo che si possano trovare vaccini sempre nuovi, anche per le varianti. Nella direzione contraria, i meccanismi si fermano».
Per aumentare la produzione, chiarisce Aleotti, occorre «affrontare problemi concreti come moltiplicare i luoghi e le capacità produttive. Ma anche sciogliere i nodi alla base, come la speculazione e la scarsità delle materie prime, delle strumentazioni e dei macchinari, quali per esempio i bioreattori. Questi sono i problemi veri. Dobbiamo parlare di questi e non fare finta di non vederli. Si rischia sennò di lanciare slogan, senza risolvere i colli di bottiglia e generare grossi rischi».
Aleotti fa riferimento ai rischi di una situazione in cui diventi «più conveniente copiare invece che investire, e rischiare, nella ricerca». E fa notare anche: «Per costruire un nuovo stabilimento di vaccini servono dai 3 ai 4 anni. Immaginare che sia possibile partendo da zero, è assolutamente incoerente coi tempi della pandemia. Chi avesse già le strutture adatte, deve trovare le materie prime».
E poi, spiega, c’è il problema legato al «rischio della contraffazione. Oggi sappiamo che i brevetti sono di certe aziende, che rispondono di ciò che fanno e aiutano a stoppare i falsi. Ma proviamo a immaginare cosa potrebbe succedere nel momento in cui non sia più controllabile la provenienza delle dosi. In alcuni paesi più poveri sono già stati fermati vaccini falsi, che contenevano acqua. Ecco, il rischio è di andare incontro al caos», conclude.
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