“Occorre gestire i tribunali con criteri di produttività, premialità per numero di provvedimenti e esito delle impugnazioni, performance. Tutto per ridurre l’abisso. Perché un Paese dove la giustizia non funziona bene, non può avere un’economia che funziona bene”. Così l’economista Carlo Cottarelli, in un’intervista a La Stampa parla del piano di riforme di matrice liberale del comitato Programma per l’Italia.
“So – dice – che solo a parlare di manager nella giustizia, i giudici mi dicono: noi facciamo sentenze, non gelati. Giusto. Ma anche le sentenze devono tener conto del tempo, che incide sulla qualità della giustizia. Come sa un chirurgo: un’operazione fatta tra un mese non è la stessa se fatta dopo dieci anni”.
“Per questo motivo – osserva – pensiamo che i tribunali debbano essere gestiti come delle aziende, e che serva un direttore generale ad occuparsi di logistica, approvvigionamenti, gestione immobili. Così come serve nuovo personale. Dobbiamo tendere a medie europee anche nella spesa. Con tutti i soldi che si spendono… Con un costo non enorme la giustizia potrebbe marciare più spedita”.
Tra le proposte anche la separazione delle carriere: “Secondo un recente sondaggio, un italiano su due non si fida dei giudici. Per questo servono riforme molto approfondite, che vanno molto oltre quelle presentate dal governo”.
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