Arrivano i nuovi vertici di Mediobanca e un nuovo Cda.
Un passaggio che ratifica la nuova era dello storico salotto buono della finanza italiana, fondato da Enrico Cuccia, ora sotto il controllo di Mps.
A eleggere il nuovo Consiglio di amministrazione è stata l’assemblea dei soci.
Più di un’assemblea, in realtà, perché il 28 ottobre segna una tappa storica per la finanza in Italia, dopo il successo dell’offerta pubblica di acquisto da 13,5 miliardi lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena.
Il passaggio segna la fine dell’epoca del ceo Alberto Nagel, durata quasi due decenni.
La banca senese detiene ora l’86,3% del capitale della merchant bank milanese.
E alla guida di Mediobanca ci sono come presidente Vittorio Grilli, ex ministro delle Finanze in arrivo dal ruolo di capo del Corporate e Investment per l’area Europa a JP Morgan, e come ceo Alessandro Melzi d’Eril, ex ad di Anima.
“Sono emozionato e onorato di poter assumere questa carica in un gruppo che è al centro del sistema finanziario del nostro Paese da decenni, grazie alla indiscussa qualità e dedizione delle persone che ci lavorano”, sono state le parole del nuovo ad Melzi d’Eril ai dipendenti nel suo primo giorno da timoniere di Piazzetta Cuccia, subito dopo il Consiglio di amministrazione seguito all’assemblea per il conferimento formale delle deleghe.
Il messaggio del nuovo ceo è stato: “Da oggi iniziamo a scrivere insieme un nuovo capitolo della storia della banca. Sono certo che sarà ricco di importanti successi grazie al contributo di tutti noi”.
Il nuovo consiglio ha conferito l’incarico di vicepresidente a Sandro Panizza e di segretario a Massimo Bertolini.
È stato inoltre confermato a 12 membri il Cda per il triennio 2026-2028, composto dagli stessi Melzi d’Eril, Grilli e Panizza, insieme a Paolo Gallo, Massimo Lapucci, Tiziana Togna, Giuseppe Matteo Masoni, Federica Minozzi, Donatella Vernisi, Andrea Zappia, Ines Gandini e Silvia Fissi, tratti dalla lista dell’azionista Mps.
Il Cda ha inoltre deliberato la convocazione dell’assemblea straordinaria degli azionisti per il primo dicembre, in merito alla modifica degli articoli 3 (relativo all’inclusione nel Gruppo Montepaschi) e 31 (relativo alla chiusura dell’esercizio sociale al 31 dicembre dello Statuto sociale per allinearsi a Rocca Salimbeni).
Inoltre il Consiglio, a cui l’ad di Mps Luigi Lovaglio e il presidente della banca senese Nicola Maione, arrivati a Piazzetta Cuccia, hanno portato “un saluto di buon lavoro”, ha deliberato di anticipare al 5 novembre l’approvazione della trimestrale al 30 settembre scorso.
Dopo il board c’è stato poi un pranzo con i nuovi vertici e consiglieri di Mediobanca.
Dall’assemblea della mattinata è anche arrivato il semaforo verde al bilancio al 30 giugno 2025 e alla distribuzione di un dividendo lordo unitario di 1,15 euro per ciascuna delle azioni aventi diritto, di cui 0,56 euro erogati a titolo di acconto nel maggio scorso, mentre il saldo di 0,59 euro verrà messo in pagamento il 26 novembre con record date il 25 novembre e data stacco il 24 novembre.
Ora la sfida principale per la nuova governance della banca d’affari milanese sarà trovare un equilibrio tra la realizzazione dei 700 milioni di sinergie annunciati e il mantenimento delle competenze dei team di Mediobanca nella consulenza finanziaria.
Tutto questo con la presenza di azionisti come la holding Delfin (17,5%), Caltagirone (10,2%) e lo Stato italiano, che detiene ancora circa il 6% di Mps.
“Si chiude un’epoca e se ne apre un’altra”, ha scritto il segretario del sindacato Uilca Gruppo Mps, Carlo Magni, in un post su Facebook prima dell’assemblea, definendo il 28 ottobre “una data che segna la fine di un lungo ciclo storico e l’inizio di una stagione diversa: l’era di Monte dei Paschi di Siena”.
L’analisi è che “la tradizione si congeda, e la banca simbolo della finanza italiana entra in un perimetro industriale più ampio, destinato a ridefinire funzioni e identità”.
“Non si tratta soltanto di una sostituzione di nomi e ruoli. È un passaggio culturale. È la transizione da una finanza di relazione a una finanza di sistema”, evidenzia il sindacalista.
A Piazza Affari i titoli delle due banche hanno chiuso in rialzo: Mps +1,18% e Mediobanca +0,88%.








