“Purtroppo i dati sono negativi, vediamo sulla chimica italiana un meno 11% dal 2021 al 2024 e nei primi mesi del 2025 vediamo un ulteriore calo che ci fa presupporre una chiusura a fine anno a meno 1,5, che si somma al meno 11 degli anni precedenti. Pensiamo che negli anni precedenti, dal ’21 al ’24, la Germania comunque ha fatto meno 19 e la Germania è il motore assoluto della chimica europea.”
Così il presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, parlando con i giornalisti a margine dell’assemblea pubblica di Federchimica a Milano.
“Cosa c’è di sbagliato? C’è che sicuramente si sono anteposte delle politiche ambientali a politiche industriali, si sono dati degli obiettivi assolutamente irraggiungibili che stanno facendo chiudere le aziende, perché questa è la realtà. C’è un sistema che è il sistema ETS, l’Emission Trading System, che obbliga i grandi energivori a dover comprare delle quote di CO2, ma questo chiaramente penalizza ulteriormente il costo dell’energia, perché l’energia già è più cara rispetto al resto del mondo, ma si paga non solo per l’energia in ingresso ma anche per i gas combusti in uscita e quindi si sommano i due valori.”
“In più mettiamoci una specie di tsunami normativo con un quadro regolatorio sempre più complesso che alla fine determina in qualche modo un calo di quella che è la produzione. Solo l’anno scorso in Europa hanno chiuso impianti pari a 11 milioni di tonnellate di produzione di prodotti chimici, tutti i prodotti che stiamo importando prevalentemente dall’Asia e dalla Cina, dove già, se confrontiamo negli ultimi anni, le importazioni sono triplicate.”
Rispondendo a una domanda sull’impatto dei dazi americani, Buzzella ha spiegato:
“I dazi americani impattano in due modi. Primo, con il nostro export penalizzato verso gli Stati Uniti. Non è un mercato importantissimo, ma lo è in termini di valore. Comunque noi esportiamo 2,8 miliardi di prodotti chimici all’anno verso gli americani. Ma dall’altro lato reindirizza le merci, perché anche i cinesi adesso hanno problemi a esportare verso gli Stati Uniti e quindi dove andranno a esportare? Verranno in Europa. Vale per i prodotti chimici ma vale anche per i prodotti della manifattura. Noi siamo legati a doppio braccio con la manifattura, cioè se si importa un’auto già fatta dalla Cina non sarà certo chimica europea quella che andrà in quell’auto, sarà chimica cinese. Quindi anche il fatto dei manufatti che vengono importati sempre in maggior quantitativi penalizza anche quella che è la chimica europea.”








