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Occhi elettronici e IA per proteggere i musei italiani | L’analisi

Il mondo dell’arte non è nuovo a furti clamorosi “e anche in Francia, purtroppo, è almeno il terzo caso negli ultimi mesi”, dopo le tabacchiere rubate nel 2024 in una rapina a mano armata al Musée Cognacq-Jay di Parigi e le opere antiche cinesi trafugate qualche giorno fa in un museo di Limoges.

“Ma certo a sorprendere è che si tratti del Louvre, che tutto sia avvenuto in pieno giorno e in soli sette minuti: un colpo molto filmico”, riflette Massimo Osanna, direttore generale per i Musei del Ministero della Cultura, in prima linea – in sinergia con il Viminale – anche per la sicurezza del nostro patrimonio.

“Il nostro vantaggio – spiega Osanna, commentando con l’ANSA il furto dei gioielli di Napoleone nel celebre museo parigino – è la presenza del nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, che non solo intervengono nelle indagini e nel recupero delle opere d’arte rubate, ma anche in maniera preventiva: spesso ci rivolgiamo a loro per chiedere indicazioni, specie nelle situazioni più fragili, come quelle che coinvolgono i gioielli e impongono misure specifiche”.

L’impegno sul fronte della sicurezza anti-crimine, sottolinea, è concentrato essenzialmente su due obiettivi: “Rendere sempre più contemporanei i sistemi di videosorveglianza, in modo che tramite l’occhio elettronico scatti immediatamente un alert per qualunque anomalia nella sala; e – in linea con un nuovo progetto che stiamo sviluppando con il Ministero degli Interni – utilizzare l’intelligenza artificiale per sistemi di analisi predittiva che consentano di percepire anche solo l’intenzione di ‘offendere’ il patrimonio”.

In sostanza, si cerca di sfruttare le tecnologie per rendere i nostri musei sempre più sicuri e difendere gli oggetti più fragili: “Vengo dall’esperienza di direttore da interim del Museo archeologico nazionale di Napoli – spiega ancora Osanna, che ha anche guidato il Parco archeologico di Pompei – e uno dei problemi che ci siamo posti è quello di riallestire i gioielli pompeiani, custoditi in un caveau: per portarli nelle sale si sta studiando un sistema ottimale, con vetrine antisfondamento a prova anche di machete. L’attenzione è massima: ci si cerca di adeguare i sistemi di sicurezza anche al rischio di colpi ben organizzati e raffinati, per evitare quanto meno che vengano messi a segno in pochi minuti e dare quindi il tempo alle forze dell’ordine di intervenire. Peraltro i nostri custodi possono fare ben poco, perché non sono armati”, ricorda il direttore generale dei Musei, che cita il celebre furto degli ori della Collezione Castellani, sottratti a Villa Giulia a Roma nella notte di Pasqua del 2013 e poi recuperati nel 2016.

“Anche la collezione di gioielli degli Uffizi è custodita in cassaforte”, aggiunge Osanna, sottolineando che “a tutti i dirigenti del Mic viene suggerito di concordare con i carabinieri del Comando Tpc sul territorio le prescrizioni da seguire pedissequamente là dove si espongono gli oggetti più a rischio”.

L’ultimo progetto interministeriale con il Viminale, che può contare su un fondo da 70 milioni declinato in più interventi, “prevede anche la digitalizzazione dei depositi, che sono pieni di oggetti importantissimi: conoscerli e sistematizzarli vuol dire anche tutelarli ed evitare casi come quello scoppiato nel 2023 al British Museum, quando venne fuori che centinaia di reperti archeologici erano stati sottratti dai depositi per essere rivenduti su eBay”.

Uno scandalo che causò le dimissioni del direttore del museo londinese, Hartwig Fischer.

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