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Le differenze fra il conflitto a Gaza e quello in Ucraina | L’analisi di Paolo Garimberti

Paolo Garimberti su Repubblica prende in esame la strategia Usa nei confronti di Gaza e Kiev:

“Davanti alla Knesset plaudente – scrive l’editorialista – Donald Trump ha detto che dopo Gaza la sua attenzione si sposterà sull’Ucraina.

Ma la missione di pace del presidente americano per risolvere quella che secondo lui — ma solo secondo lui — sarebbe la nona guerra da fermare appare molto complicata.

Per la semplice ragione che Vladimir Putin non è Benjamin Netanyahu.

E le leve che Trump ha usato con Israele non funzionano con la Russia.

Della ‘road map’ in 20 punti sono stati percorsi solo i primi passi.

I restanti da compiere, sono i più ardui, indeterminati e dunque incerti.

E i miliziani armati di Hamas spadroneggiano di nuovo nelle strade di Gaza, regolando i conti con le milizie avversarie.

Con Putin Trump non può usare né la carota, né il bastone.

Ha provato con la carota contando sul buon rapporto che credeva di avere con lui e che ha coltivato anche nell’intervallo della sua presenza alla Casa Bianca.

Per Trump – osserva Garimberti – è stato un boomerang perché Putin si è servito dell’inchino di Anchorage per uscire dallo stato di paria, perseguito da un mandato di cattura della Corte penale internazionale, e assurgere, qualche settimana dopo a Pechino, allo status di co-leader, con l’amico Xi Jinping, del Sud globale che si oppone al vecchio ordine mondiale imposto dall’Occidente globale.

E quasi in contemporanea su Kiev e sulle maggiori città ucraine si è abbattuta una tempesta di missili e droni, che continua inesorabilmente a colpire le fonti energetiche per rendere ancora più duro l’inverno che sta arrivando.

Ma Trump, a differenza di quanto ha fatto con Netanyahu, non può rispondere al ‘tradimento’ di Putin impugnando il bastone.

Almeno direttamente perché vorrebbe dire aprire un fronte russo-americano che davvero porterebbe alla terza guerra mondiale, come ripete da tempo l’ex presidente Dmitrij Medvedev, la prefica del putinismo.

Quello che può fare il presidente americano, che ormai dice apertamente di essere ‘deluso’ da Putin, è di cercare di soffocare la Russia.

Militarmente ed economicamente: e i due aspetti non sono disgiunti l’uno dall’altro.

Anzi, sono interdipendenti.

Trump sembra essersene reso conto e la visita di Volodymyr Zelensky venerdì alla Casa Bianca, preceduta da quasi una settimana di colloqui a Washington di Andriy Yermal, l’eminenza grigia del presidente ucraino, potrebbe essere il sigillo di questa strategia”.

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