“Nel mercato del lavoro la Toscana – come l’Italia e a differenza di gran parte del resto dell’Europa – soffre quello che viene definito ‘equilibrio cattivo’”, ha dichiarato Marco Buti, titolare della cattedra Tommaso Padoa Schioppa presso il Centro Robert Schuman dell’Istituto universitario europeo e già direttore generale per gli Affari economici e finanziari presso la Commissione Europea, intervenendo al Colloquio dell’economia presso la Camera di commercio di Firenze.
“Una ricerca nelle aziende ha verificato che a salari alti corrisponde alta produttività e i numeri di questa equazione crescono in Europa più che in Italia. Ma il fatto più grave è che l’equazione salari bassi-bassa produttività, altrettanto evidente, mentre cala a livello europeo, in Italia e in Toscana cresce”.
Secondo Buti, aumenta quindi il lavoro povero e si abbassa la produttività. Rispondendo a una domanda di Luca Orlando del Sole 24 Ore su come fermare l’emorragia di talenti che lasciano le università per stage sottopagati e si trasferiscono all’estero, Buti ha suggerito di “allargare gli orizzonti temporali dei decisori e degli imprenditori, fare investimenti di lungo periodo, puntare sull’innovazione tecnologica e rendere meno farraginose le procedure comunitarie”.
Buti ha evidenziato come, a differenza del passato, molti leader europei abbiano orizzonti temporali brevi, capitale politico limitato o concentrato sul singolo Paese, senza intenzione di impiegarlo a livello di Unione Europea.
“L’Europa è presa a tenaglia fra una superpotenza che estrae valore dal resto del mondo – gli Stati Uniti di Trump – e una superpotenza che crea dipendenza e desertificazione industriale, la Cina di Xi. Per evitare di essere marginalizzata sullo scacchiere globale, l’Europa deve contare più su sé stessa per la propria crescita e sicurezza”, ha aggiunto.
Buti ha sottolineato che questo richiede una maggiore condivisione di sovranità e il superamento della torsione sovranista presente in numerosi Paesi dell’UE. “Una riforma del modello di sviluppo esige coerenza verticale tra livello europeo, nazionale e regionale nelle politiche industriali e nei comportamenti degli attori economici e sociali”.
L’intervista è stata introdotta dai saluti di Massimo Manetti, presidente della Camera di commercio di Firenze, che ha sottolineato come i Colloqui dell’economia siano momenti di confronto e aggiornamento per la classe imprenditoriale.
Manetti ha ricordato l’intervento di Lucia Aleotti di Menarini al precedente Colloquio, in cui era stata evidenziata la lentezza burocratica europea e la difficoltà di tradurre analisi in progetti concreti per rendere le imprese competitive, con riferimento anche alla gestione dei dazi americani.
“Ringrazio il professor Buti – ha concluso Manetti – mi è piaciuto che abbia sollecitato il confronto tra imprese, parti sociali e istituzioni per superare quelli che ha definito ‘colli di bottiglia’ ostacolo alla crescita economica”.








