In Francia è di nuovo crisi politica. Dimissioni lampo del primo ministro Sébastien Lecornu, arrivate appena un giorno dopo la presentazione del nuovo esecutivo. Un record.
La Borsa di Parigi l’ha presa male. Il Cac40 ha chiuso in calo dell’1,36%, peggior performance tra i listini europei. Milano ha ceduto lo 0,26%, Madrid (-0,08%) e Francoforte (+0,07%) si sono mantenute sulla parità. C’è attenzione ma non ancora allarme. Fra gli investitori c’è ancora la convinzione che, dinanzi a un peggioramento della situazione, la Bce non mancherebbe di far sentire la sua forza.
A penalizzare Parigi soprattutto le banche: Société Générale ha lasciato sul terreno il 4,3%, Crédit Agricole il 3,4% e Bnp Paribas il 3,2%. La colpa? I titoli di Stato francesi (Oat), di cui gli istituti di credito hanno fatto il pieno, oggi sono considerati un po’ meno affidabili di qualche settimana fa. Sul mercato obbligazionario, infatti, è andata in scena una vera sorpresa: lo spread tra il Btp italiano e l’Oat francese si è azzerato. Parità perfetta. Nel corso della giornata, addirittura, il nostro decennale aveva fatto meglio di quello francese. Per gli investitori, l’Italia è diventata più affidabile della Francia. Così dicono i numeri.
Lo spread tra Oat e Bund tedeschi è salito a 85 punti base, con il rendimento del titolo transalpino al 3,57%, lo stesso del Btp. E pensare che solo fino a ieri eravamo noi, italiani, a tenere sulle spine gli investitori. Oggi la situazione è ribaltata. Certo, come ha detto Peter Goves di Mfs Investment Management, la crisi è “una questione francese” e le ricadute sull’eurozona “rimangono limitate”. Ma intanto, mentre la Francia si avvita nei suoi rompicapo istituzionali, l’Italia scopre un nuovo appeal finanziario.
C’è chi parla di nuove elezioni francesi all’orizzonte e chi teme che la legge di bilancio 2026 resti orfana come un romanzo lasciato a metà. I gestori, da Generali Asset Management a Allspring Global Investments, alzano le antenne e si aspettano che lo spread Oat-Bund continui ad allargarsi fino ad almeno 100 punti. Nel frattempo, lo spread Italia-Francia resta lì, a zero. Come i voti presi da certi governi all’esame dei mercati. Mentre la Francia si avvita nei suoi guai politici e la Germania annaspa sotto il peso della spesa pubblica crescente, l’Italia – miracolosamente – non fa più paura. Anzi: è diventata un porto sicuro.
Naturalmente, in questo festival dell’instabilità, non poteva mancare l’oro, che brilla sempre quando gli altri perdono la testa. È salito ai massimi storici a 3.956 dollari per oncia. Nell’ultimo anno la quotazione è cresciuta del 5% e non è ancora finita. Anche il Bitcoin si è concesso un giro sulla giostra dei record, mentre il petrolio ha preso a salire dopo l’ennesima decisione OPEC+ in slow motion. Domina l’insicurezza. In Europa, dove nessuno si aspettava che la Francia finisse nel mirino dei trader, e negli Stati Uniti, dove il blocco del bilancio federale incombe come una nube tossica sull’amministrazione, avendo già provocato i primi licenziamenti.
Che succede adesso? Difficile dirlo. I mercati sono creature volubili, capaci di passare dall’euforia al panico con la stessa velocità con cui si cambia canale Tv. Ma un dato resta: per una volta, lo spread sorride all’Italia. Non è una vittoria definitiva. Ma è un segnale. Che forse, stavolta, non siamo più noi il problema. I mercati a Parigi cominciano a ballare.








