Sarebbe un errore banalizzare il passo avanti compiuto da Giorgia Meloni sulla questione palestinese, commenta Flavia Perina su La Stampa.
L’annunciata mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina, seppure con due condizioni al momento impossibili, modifica all’improvviso l’approccio svagato del governo italiano. E le circostanze danno ulteriore rilievo all’iniziativa.
Meloni si pronuncia in una sede solenne, le Nazioni Unite. Lo fa in aperta contraddizione con le ultime dichiarazioni di Benjamin Netanyahu («non ci sarà uno Stato palestinese») e in divergenza con la linea di Donald Trump secondo cui il solo parlare di riconoscimento «è un premio per Hamas dopo le sue atrocità».
Per di più, al discorso della premier fa seguito una mossa inaspettata per lo stesso mondo della destra: la decisione del ministro Guido Crosetto di inviare la fregata Virginio Fasan per garantire l’assistenza ai cittadini italiani che partecipano all’azione dimostrativa.
Il cambio di passo avviene sull’onda di almeno tre circostanze diventate urgenze. In primis, l’esigenza di difendere il valore di coerenza che la destra ha sempre rivendicato, e che in questo caso corrisponde a una storica posizione di FdI in favore dello Stato palestinese. Quell’enunciazione di principio poteva essere sufficiente finché il dibattito sul tema era teorico, ma ora che Paesi come Francia e Inghilterra ne hanno fatto una sfida politica concreta, ora che Emmanuel Macron ha impegnato l’Arabia Saudita in una conferenza di alto livello sull’argomento, il mondo meloniano rischiava di trovarsi in contraddizione con se stesso e di prestare il fianco a un’accusa bruciante: ma come, mentre i leader europei finalmente varcano il Rubicone, voi restate fermi?
Il secondo elemento è legato all’altissimo livello di consenso che il riconoscimento della Palestina raggiunge nell’opinione pubblica italiana.
Ma c’è un terzo elemento che aleggia sul dibattito, ed è il giudizio che darà il mondo sui fatti di Gaza quando sarà possibile valutarli alla distanza, quando ne conosceremo l’esito finale e il bilancio in termini di vite umane e sofferenze.