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Conto alla rovescia per l’ultima revisione del Pnrr | L’analisi di Claudio Di Donato

Entro le prossime settimane è in calendario la sesta, e ultima, revisione del Pnrr. Un passaggio delicato a pochi mesi dal termine (31 agosto 2026) per il raggiungimento degli obiettivi. Una proroga è di fatto impossibile, come ha ribadito recentemente il commissario Raffaele Fitto, in quanto legalmente la scadenza non può cambiare.

Di fatto, però, a Bruxelles vogliono scongiurare il rischio che una parte delle risorse rimangano inutilizzate. Così la Commissione ha messo a punto una serie di suggerimenti concreti per non perdere i fondi, sfoggiando anche una notevole creatività giuridico-procedurale. Alcuni richiami sono semplici, come il potenziamento di misure esistenti che funzionano in modo efficiente, o il ridimensionamento di piani spostando risorse dalla linea prestiti alle sovvenzioni a fondo perduto.

Altra opzione caldeggiata da Bruxelles è il frazionamento dei progetti, mentre sono particolarmente interessanti – nonché innovativi – i suggerimenti di creare strumenti e regimi di sovvenzioni oppure effettuare aumenti di capitale in banche e istituti nazionali di promozione.

Questi ultimi suggerimenti potrebbero rappresentare la via d’uscita per Transizione 5.0, il principale programma che andrà sotto revisione. La misura ha creato molte aspettative, ma si è dimostrata un clamoroso flop. All’11 marzo, le risorse prenotate dalle imprese ammontano a 1,6 miliardi su una dotazione di 6,3 miliardi e il termine per completare i progetti è dicembre prossimo.

Il governo, quindi, deve decidere se spostare le abbondanti risorse inutilizzate su altre misure o adottare uno dei suggerimenti di Bruxelles, dimostrando di credere nell’efficacia della misura. GSE, Cdp e Invitalia hanno le caratteristiche per gestire come intermediario le risorse, che sarebbero trasformate in sovvenzioni. Servirebbe anche cambiare la natura dell’obiettivo: non più il completamento dell’investimento da parte dei beneficiari, ma la formalizzazione di contratti tra l’intermediario e le imprese, un atto vincolante per assicurare l’impegno di spesa.

Vedremo se anche il governo darà prova di creatività.

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