“La ennesima crisi del governo francese, che stringe in un angolo il presidente Macron, è senza dubbio la più importante vittoria che Putin abbia messo a segno negli ultimi mesi”.
Andrea Bonanni su Repubblica parla di ‘ultima carta di Macron’ sottolineando come “il fatto che lo spread dei titoli francesi a dieci anni sia ormai allineato a quello italiano, e superiore a quello greco, racconta il progressivo degrado di un Paese che ancora pochi anni fa si proponeva a fianco della Germania come pilastro portante dell’euro. C’è l’aspetto della disfunzionalità istituzionale, che vede i meccanismi della Quinta Repubblica, per anni garanzia di stabilità e di buon governo sui tempi lunghi della politica, divenuti di colpo fattori di disordine e di ingestibilità della governance nazionale. Tutto questo in uno Stato che comunque rappresenta la chiave di volta della politica europea. Ma è soprattutto sul fronte internazionale che le crescenti difficoltà di Macron possono avere ripercussioni devastanti. Senza la Francia, l’Europa non può avere una politica estera. Peggio: non può avere neppure una precisa identità sulla scena mondiale. Non può sperare di costruire una propria difesa autonoma rispetto agli Stati Uniti. Non avrebbe più accesso ai seggi permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Non potrebbe contare su un proprio deterrente nucleare. Non avrebbe più nessuna reale capacità di proiezione militare o diplomatica. Se l’Eliseo finisse nelle mani degli amici di Putin, ostili alla Ue come ai suoi valori democratici – dice Bonanni – l’Europa semplicemente smetterebbe di esistere così come la conosciamo. Il Cremlino e la Casa Bianca di Trump avrebbero mano libera per imporre la loro volontà in un continente incapace di reagire e di difendere la propria identità perduta. Fortunatamente, non siamo ancora arrivati a questo. La nomina lampo di Lecornu a primo ministro incaricato da parte di Macron lascia credere che il presidente francese cerchi ancora di guadagnare tempo. Ma ci stiamo avvicinando pericolosamente al punto di non ritorno. Oggi il Vecchio Continente resta, agli occhi della maggioranza dei suoi cittadini e anche agli occhi dei miliardi di esseri umani che ancora credono nella democrazia, l’unico bastione contro le derive autoritarie e imperiali prevalenti. Ma – conclude – un bastione è forte solo quanto lo è la sua torre più debole. Che in questo momento è la Francia”.








