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Alessio Mammi, assessore Emilia Romagna all’Agricoltura: “L’Emilia-Romagna è la più danneggiata dai dazi essendo la prima regione per export negli USA con 10 miliardi”

”L’Emilia-Romagna è la regione che esporta di più negli Usa: se venissero confermate le anticipazioni sui contenuti dell’accordo, sarebbe necessario mettere in campo misure compensative per i comparti colpiti. Siamo preoccupati per tutte le nostre Dop e Igp e per il vino: auspico fortemente che ci saranno esenzioni a questi nuovi dazi. Adesso serve un contrattacco deciso che punti a potenziare l’export e a tutelare le filiere colpite e i redditi dei lavoratori”.

Così l’assessore regionale dell’Emilia Romagna all’Agricoltura e ai Rapporti con l’Unione Europea, Alessio Mammi, commenta l’annuncio sull’accordo sui dazi tra Usa ed Europa.

”Al momento non sappiamo se le tariffe del 15% saranno comprensive dei dazi precedenti o andranno ad aggiungersi a questi andando a comporre un quadro che sarebbe molto preoccupante – prosegue l’assessore-. Ma anche nel caso fossero onnicomprensivi, danneggerebbero comunque l’economia, italiana e mondiale, perché essendo tasse aumenteranno l’inflazione e faranno calare il potere d’acquisto, e fanno prevedere a Confindustria un calo dell’export pari a 22 miliardi di euro. A questa situazione vanno sommati anche gli aumenti che imprese e famiglie stanno affrontando a causa della situazione geopolitica e la svalutazione del dollaro, senza considerare quello che resta l’aspetto più grave: la mancanza di chiarezza sulla reciprocità dei dazi e l’indecisione nell’introduzione della cosiddetta web tax che andrebbe a colpire le Big Tech, che continuano a beneficiare di condizioni fiscali incomprensibili se paragonate a quelle delle aziende manifatturiere che creano posti di lavoro e ricchezza in Europa”.

”Sul piano più strettamente politico- sottolinea ancora Mammi– è venuta a mancare un’azione davvero unitaria, forte e condivisa da Parte dell’Unione Europea, che avrebbe permesso di ottenere condizioni migliori, ad esempio facendo rientrare nell’accordo i comparti dei servizi, della finanza, dell’energia, della difesa avrebbe riequilibrato lo squilibrio sulla bilancia commerciale e reso il negoziato più agevole”.

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