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5 target in ritardo e l’82% delle risorse Pnrr non speso. La volata finale sarà una corsa contro il tempo | L’analisi di Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe

“Al 30 giugno 2025 per la Missione Salute del Pnrr sono state raggiunte le 4 scadenze previste entro la fine del 2° trimestre, di cui 2 europee. Tuttavia, a 1 anno dalla rendicontazione finale, al di là del rispetto formale delle scadenze e dell’incasso delle rate, la spesa effettiva delle risorse e l’avanzamento reale degli obiettivi procedono con estrema lentezza e con inaccettabili diseguaglianze tra le Regioni”.

A fine 2024 “risultava ancora da spendere l’82% delle risorse assegnate”. Mentre riguardo alle misure, “delle 14 da completare entro giugno 2026 almeno 5 presentano criticità di attuazione”, con 3 target “in netto ritardo” e altri 2 “con ritardi significativi”, e “per 5 le informazioni pubblicamente disponibili non sono sufficienti per valutarne lo stato di avanzamento. Quattro misure”, invece, risultano appunto “quasi completate o già raggiunte”.

È quanto emerge da un report della Fondazione Gimbe sullo stato di attuazione della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

“Il rispetto delle scadenze formali, necessario per il via libera all’erogazione delle rate, non rappresenta in questa fase finale un indicatore affidabile sul reale stato di avanzamento dei progetti”, dichiara il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta.

Per questo, a 1 anno dal traguardo finale, l’Osservatorio della Fondazione si è focalizzato sul “reale status di avanzamento” dei 14 obiettivi europei ancora da raggiungere: 3 entro dicembre 2025 e 11 entro giugno 2026.

“Riteniamo fondamentale offrire ai cittadini un quadro chiaro basato su dati oggettivi, al riparo da strumentalizzazioni politiche” – afferma Cartabellotta“Esortiamo Governo, Regioni e Asl a condividere le responsabilità, facendo convergere gli sforzi su una volata finale che sarà una corsa contro il tempo”.

Nell’impossibilità di un pubblico accesso al sistema ReGis, la Fondazione Gimbe spiega di avere “analizzato lo status di avanzamento degli obiettivi” del Pnrr “da raggiungere entro giugno 2026 utilizzando tutte le fonti istituzionali disponibili al 28 luglio 2025: Corte dei Conti, Ufficio parlamentare di Bilancio, ministero della Salute, Dipartimento per la Trasformazione digitale, Agenas”.

Precisa Cartabellotta: “È verosimile che alcuni progetti siano più avanti di quanto riportato. Ma allo stesso tempo è poco realistico immaginare che, anche per i dati aggiornati a dicembre 2024, in soli 6 mesi siano stati compiuti exploit tali da recuperare i ritardi accumulati, soprattutto nelle Regioni più indietro”.

L’esame della Fondazione Gimbe comincia dalle risorse. Secondo la Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr della Corte dei Conti, pubblicata lo scorso 15 maggio, al 31 dicembre 2024 risultavano ancora da spendere 12,81 miliardi di euro, pari all’82% delle risorse assegnate. Una percentuale che colloca la Missione Salute al penultimo posto per spesa sostenuta (18%), davanti solo alla Missione 5 (Inclusione e Coesione) ferma al 15,9%.

“Questi numeri – commenta Cartabellotta – documentano che serve un impulso decisivo per completare i progetti e trasformare in servizi le risorse da spendere, senza alcun margine per ritardi o inerzie”.

Secondo la Corte dei Conti, per completare l’attuazione finanziaria delle Missioni 5 e 6, in assenza di slittamenti, sarà necessario tra gennaio 2025 e giugno 2026 un ritmo di spesa oltre 7 volte superiore rispetto a quello dell’intero triennio 2022-2024.

La Fondazione passa quindi all’analisi dei target da raggiungere entro il 30 giugno 2026. Il sito del ministero della Salute, in occasione del pagamento della VII e VIII rata, evidenzia che per completare la Missione Salute devono essere raggiunti 13 target e 1 milestone: 3 target entro il 31 dicembre 2025 ai fini dell’erogazione della IX rata; 10 target e 1 milestone entro il 30 giugno 2026 per incassare la X rata.

“Il vero nodo – rimarca Cartabellotta – è che il 30 giugno 2026 non segna solo il completamento formale dei target, ma coincide con la consegna reale di tutte le strutture e i servizi finanziati dal Pnrr, che dovrebbero tradursi in un concreto miglioramento dell’assistenza sanitaria”.

“Oltre al potenziamento dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva”, secondo Fondazione Gimbe “è la riorganizzazione dell’assistenza territoriale l’obiettivo più critico: i dati del Monitoraggio Agenas, aggiornati al 20 dicembre 2024, documentano ritardi sostanziali nella piena attivazione di Case e Ospedali di comunità”.

Il primo obiettivo definito “in netto ritardo” riguarda quindi le Case della Comunità. Il target prevede che entro il 30 giugno 2026 siano pienamente operative almeno 1.038 strutture, dotate di servizi e personale sanitario. Tuttavia, a dicembre 2024 solo 164 Case (15,8%) avevano attivato tutti i servizi previsti e, tra queste, appena 46 (4,4%) disponevano di personale medico e infermieristico.

In 485 strutture (46,7%) risultava attivo un solo servizio, mentre le rimanenti 389 Case di comunità (37,5%) non risultavano aver attivato alcun servizio.

“Al di là dei ritardi nel completamento strutturale e tecnologico – osserva Cartabellottapreoccupano la grave carenza di infermieri e il mancato accordo con i medici di famiglia per lavorare nelle Case di comunità. Così la grande sfida della riforma territoriale rischia di essere rimanere una colossale opera di edilizia sanitaria o di essere affidata ai privati”.

Secondo nodo, per Gimbe ancora più critico: gli Ospedali di comunità, strutture intermedie destinate ad accogliere i pazienti dimessi dagli ospedali per acuti.

Entro giugno 2026 almeno 307 dovrebbero essere pienamente funzionanti, ma al 20 dicembre 2024 solo 124 (40,4%) dichiaravano almeno un servizio attivo e non è riportata alcuna informazione sul personale sanitario.

Per Cartabellotta, dunque, “è evidente che l’attivazione degli Ospedali di comunità è ancora più in ritardo e l’obiettivo di rafforzare le cure intermedie rischia di naufragare”.

Il terzo target ancora lontano, secondo Fondazione Gimbe, sono i posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva.

Se entro giugno 2026 il Pnrr prevede l’attivazione di 2.692 posti letto di terapia intensiva e 3.230 di semi-intensiva, al 21 marzo 2025 risultano attivati solo 890 letti di intensiva (33,1%) e 1.199 di semi-intensiva (37,1%).

“È surreale – chiosa Cartabellotta – che nonostante la drastica revisione al ribasso degli obiettivi iniziali, a 5 anni dalla pandemia l’Italia non sia ancora riuscita a completare un’infrastruttura essenziale per fronteggiare future emergenze sanitarie”.

Nonostante gli avanzamenti, continua Fondazione Gimbe, altri 2 target mostrano “ritardi significativi” sulla tabella di marcia.

Primo: gli interventi di antisismica. A febbraio 2025 risultavano attivi o conclusi 86 cantieri, ma la spesa effettivamente sostenuta era ferma all’11% del totale, con una media ancora più bassa nel Mezzogiorno (6%).

Secondo: l’adozione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Entro giugno 2026 tutte le Regioni dovrebbero adottarlo e utilizzarlo, ma a marzo 2025 solo 6 documenti su 16 risultano disponibili in tutte le Regioni. Inoltre, solo il 42% dei cittadini ha fornito il consenso alla consultazione dei propri dati.

“Senza informare i cittadini sull’utilità del Fse e rassicurarli sulla sicurezza dei dati, nonostante il raggiungimento del target Pnrr le potenzialità di questo strumento rischiano di essere vanificate dal mancato consenso dei cittadini”, paventa Cartabellotta.

Al monitoraggio di Gimbe risultano invece “in fase avanzata di attuazione o completati in anticipo” 4 target: ristrutturazione ospedali, assistenza domiciliare integrata, grandi apparecchiature sanitarie, contratti di formazione specialistica.

Gimbe rileva infine 5 “target non valutabili per dati non disponibili”.

“Riteniamo indispensabile che tutti i dati relativi all’avanzamento dei progetti del Pnrr debbano essere resi pubblicamente disponibili. In un Paese democratico la trasparenza non è un dettaglio tecnico, ma il primo strumento di rendicontazione pubblica e di fiducia tra istituzioni e cittadini”, rammenta Cartabellotta.

Il rapporto elenca così i 5 obiettivi non valutabili.

  1. Almeno 300mila persone assistite con strumenti di telemedicina. La scadenza è fissata al 31 dicembre 2025, ma ad oggi non sono disponibili dati ufficiali sul numero di pazienti presi in carico con strumenti di telemedicina.

Nel primo trimestre del 2025 è stata avviata la raccolta dei dati tramite la Piattaforma nazionale di telemedicina e sono state completate le gare per infrastrutture e postazioni.

  • Digitalizzazione di 280 strutture ospedaliere sede di Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione). Anche questo target ha come scadenza il 31 dicembre 2025.

Non esistono dati pubblici sugli ospedali già digitalizzati, mentre al 25 febbraio 2025 risultano aggiudicati tutti gli appalti. Tuttavia, l’importo fatturato a livello nazionale si attesta appena al 21% del totale.

  • Alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico da parte dei medici di medicina generale (Mmg). Entro il 31 dicembre 2025, l’85% dei Mmg dovrebbe alimentare regolarmente il Fse.

Tuttavia, non esistono dati pubblici per valutare il rispetto di questo obiettivo. L’unica informazione disponibile è che il 95% di Mmg e pediatri di libera scelta ha effettuato almeno un accesso al Fse nell’ultimo trimestre monitorato.

“Senza dati puntuali sull’alimentazione del Fse – fa notare Cartabellotta – è impossibile valutare il ruolo attivo dei medici di famiglia. In particolare rispetto al Profilo sanitario sintetico (Patient Summary), il documento dove il Mmg riassume e mantiene aggiornata la storia clinica del paziente per favorire la continuità di cura”.

  • Tessera sanitaria elettronica e interoperabilità del Fse. Entro giugno 2026 il sistema dovrà essere pienamente operativo.

A inizio 2025 sono state attivate le infrastrutture tecniche per l’interoperabilità dei dati sanitari tra le Regioni, e a marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che istituisce il nuovo Ecosistema dei dati sanitari.

  • Formazione su competenze e abilità di management e digitali per 4.500 professionisti sanitari. Anche per questo obiettivo, da raggiungere entro giugno 2026, non sono disponibili dati pubblici sul numero di professionisti che hanno già completato la formazione.

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