Nella vulgata che sta prevalendo, ogni operazione di sviluppo edilizio e, in particolare, ogni «grattacielo», è ormai etichettata come speculazione edilizia. Si costruiscono palazzi per ricchi, per fini di profitto, invece di costruire le case che servono al ceto medio e medio basso, che paga, per affitti o acquisti, prezzi insostenibili”.
Lo scrive Carlo Cottarelli commentando l’inchiesta giudiziaria sull’urbanistica a Milano: “Questa vulgata – sottolinea – è fuorviante. Non c’è nulla di sbagliato nel costruire grattacieli: Manhattan è un ecomostro? City Life e Porta Nuova sono errori clamorosi? Certo, nel costruire grattacieli certi standard vanno rispettati. Ma il problema di Milano non è che si costruiscono grattacieli, ma quello che non si costruiscono abbastanza case per il ceto medio. E che, per questo motivo, i prezzi degli affitti e delle compravendite sono alle stelle. Milano è ancora una città in crescita. L’aumento previsto dei nuclei familiari comporta un fabbisogno di nuovi appartamenti nei prossimi 15 anni stimato in 5.000 unità l’anno. Se poi si considera l’ampio ricambio di popolazione che caratterizza la capitale lombarda, e la possibilità che una percentuale non trascurabile dei nuovi arrivati voglia abitare in una casa nuova, si arriva a stime quasi doppie. Perché allora si costruiscono pochi appartamenti? Ho risposto a questa domanda in un lavoro pubblicato l’anno scorso.
La realtà – osserva l’editorialista – è che negli ultimi anni diversi bandi per lo sviluppo edilizio pubblicati dal Comune di Milano sono andati deserti perché, secondo me, questi bandi prevedevano una quota troppo elevata di appartamenti da vendere o affittare a prezzi calmierati (appartamenti Ers). Se tale quota è troppo alta (non deve essere zero ma arrivare, come si è fatto al 50 o 70%, è troppo), il progetto non è abbastanza remunerativo e le imprese private (ebbene sì, guidate da finalità di profitto, come tutte le imprese di un’economia di mercato) se ne tengono lontano. Risultato: non si costruiscono né appartamenti a prezzi di mercato né a prezzi calmierati. Paradossalmente, aumentare la quota Ers per produrre più abitazioni “sociali” porta al risultato opposto: non se ne costruiscono abbastanza. Questa è la mia tesi e altri potranno dissentire. Ma, sia come sia, la questione da risolvere è di far ripartire la costruzione di abitazioni per la classe media e medio-bassa, non quella di impedire la costruzione di grattacieli”.








