“Si stima che dazi del 30% porterebbero una perdita di più di 4 miliardi di euro” per il settore farmaceutico italiano: lo ha riferito il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, in un’intervista a La Stampa.
A suo avviso “il primo danno sarebbe per l’economia degli Stati Uniti e per la salute degli americani” perché una guerra commerciale “provocherebbe un sensibile calo del Pil, le previsioni dicono da alcuni decimali ad alcuni punti, e ci sarebbe uno spostamento degli investimenti verso la Cina, un forte aumento di prezzi e una carenza di medicinali”.
Per Cattani “in un sistema privatizzato, anche le assicurazioni subirebbero aumenti. Senza contare il peso del dollaro svalutato. E diciamolo: oggi, è più facile che tutti abbiano i droni ma i farmaci non si trovano ovunque”.
Nei drugstore, nell’immediato, “potrebbero mancare vaste quantità di antibiotici, anti-ipertensivi, neurolettici, farmaci immuno-oncologici e per la cura di malattie rare, oltre a vari salvavita”.
Sulla possibilità di trasferire la produzione di alcuni farmaci negli Stati Uniti, Cattani ha osservato che “diverse multinazionali hanno già annunciato investimenti: Sanofi, Novartis, Astrazeneca, Roche. Ma occorrono almeno 3 o 4 anni per impiantare una struttura di produzione negli Usa”.
In Italia “qualcuno ci sta pensando seriamente in un’ottica di internazionalizzazione”, ha riferito il numero uno di Farmindustria, a livello di numeri “più o meno una decina di aziende ha le dimensioni adeguate. Si valuta come e in che tempi. Ma non c’è ancora qualcosa di concreto”.








