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L’Europa s’è desta | L’analisi di Paolo Garimberti

“L’Europa s’è desta. Almeno a parole e a impegni, sottoscritti o annunciati. Del resto, quella di Roma era l’ultima chiamata per uscire dal torpore.”

Lo scrive Paolo Garimberti su Repubblica osservando che “in caso di mancata risposta, sarebbe stato il caso di decretarne la morte cerebrale, come aveva fatto Emmanuel Macron per la Nato nel 2019, tre anni prima dell’invasione russa in Ucraina. Che invece per la Nato fu l’occasione per la rinascita e il successivo allargamento. Come nel 2022 per la Nato Putin è stato l’indiretto (ma non involontario) rianimatore dell’Europa, o se vogliamo dell’Occidente, visto che nella mega-conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina e nella videoconferenza dei cosiddetti ‘volonterosi’ c’erano anche la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.”

“Putin ha fatto di tutto per provocare almeno una risposta politica da Roma. Quella economica, di aiuti alla ricostruzione dell’Ucraina, è ancora lontana; ma anche la pace è ancora molto lontana. Il presidente russo – sottolinea l’editorialista – lo ha fatto capire chiaramente lanciando nella notte di giovedì, a poche ore dall’apertura dei lavori romani delle 100 delegazioni governative e dei quindici capi di Stato, il secondo più massiccio attacco contro l’Ucraina a quarantott’ore da quello terribile della notte di martedì. Dieci ore di bombardamenti su Kiev e altre cinque città con 18 missili e 400 droni.”

“Dalla duplice conferenza romana, dunque, è arrivata la risposta politica dell’Europa che ci si attendeva. Anche la nascita del fondo europeo per la ricostruzione è un segnale politico. Keir Starmer ed Emmanuel Macron sono andati addirittura oltre: hanno annunciato da Londra, nella videoconferenza dei Volenterosi, che è pronto un piano per una forza di peacekeeping quando ci sarà il cessate il fuoco. Che per ora appare molto lontano, così come quel ‘Piano Marshall’ per la ricostruzione invocato ieri da Zelensky. Difficile, viste le intenzioni di Putin, che possa arrivare prima del 2026.”

“Per ora accontentiamoci che la risposta arrivata da Roma sia conforme alla linea enunciata dal presidente Mattarella nel suo incontro con Volodymir Zelensky: c’è un parallelismo tra la sicurezza europea e la sicurezza ucraina. Perché – conclude – se cade l’Ucraina l’Europa rischia di dover affrontare quello che viene chiamato un ‘clear and present danger’, un pericolo evidente e imminente.”

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