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Le imprese sono meno pessimiste, ma il 32% teme i dazi | L’analisi di Banca d’Italia

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I giudizi delle imprese sulla situazione economica generale nel secondo trimestre dell’anno “sono rimasti nel complesso sfavorevoli, ma si è ridotto sensibilmente il saldo negativo tra valutazioni di miglioramento e di peggioramento”.

Le prospettive sull’andamento della domanda corrente “sono tornate positive per la prima volta dopo tre trimestri, sospinte principalmente dalla componente interna”.

Ma questo non fuga i timori sul futuro: “il 32 per cento delle imprese della manifattura e il 12 per cento di quelle dei servizi hanno segnalato ripercussioni negative riconducibili agli annunci e all’applicazione dei dazi statunitensi”.

È quanto riporta l’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita realizzata dalla Banca d’Italia, su un campione di imprese con oltre 50 dipendenti.

Nel secondo trimestre – spiega il report di Bankitalia dell’indagine – le valutazioni di miglioramento della situazione economica del Paese sono state espresse dal 6% delle imprese, ma il saldo con chi vede un peggioramento si è ridotto a -20 punti percentuali rispetto al precedente -30 segnato a marzo, risultando meno negativo in tutti i settori di attività, classi dimensionali e aree geografiche.

Per il terzo trimestre le imprese si attendono una crescita dell’occupazione in tutti i comparti.

Anche le valutazioni sulle condizioni per investire sono state meno sfavorevoli.

Le imprese hanno riportato attese di una crescita degli investimenti nel 2025 lievemente più sostenuta rispetto a quanto rilevato nella scorsa primavera.

I giudizi riguardanti l’accesso al credito nel secondo trimestre sono marginalmente migliorati.

Rispetto all’indagine precedente, i prezzi praticati dalle imprese negli ultimi 12 mesi sono saliti a un ritmo contenuto e pressoché invariato, sia nell’industria sia nei servizi; nei prossimi 12 mesi i prezzi rallenterebbero in tutti i comparti.

Le aspettative delle imprese sull’inflazione al consumo sono aumentate di poco su tutti gli orizzonti di previsione, collocandosi al 2,0% sugli orizzonti a 6, 12 e 24 mesi.

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