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La morsa doppia | L’analisi di Federico Fubini

“L’Europa è stretta in una morsa fra gli Stati Uniti e la Cina, ma non sembra volerlo ammettere a sé stessa”.

Così Federico Fubini sul Corriere della Sera parlando di ‘doppia morsa’.

“L’assenza di qualunque sostanziale reazione allo scivolamento di questi mesi ed anni rischia di passare alla storia come un esempio da manuale di declino strategico; di preferenza da parte di ciascuno dei leader per la difesa (illusoria) del proprio orticello rispetto a una reazione collettiva efficace.

Ai livelli attuali di circa il 15% in media, ipotizzando che i flussi del commercio si adeguino di conseguenza, nei prossimi dieci anni le tariffe produrrebbero circa 3.200 miliardi di dollari.

Coprirebbero così i tagli alle tasse (in gran parte) agli americani più ricchi.

Come tutte le proiezioni, anche queste vanno prese con un granello di sale.

Ma si registra anche un raddoppio delle entrate doganali nella prima metà del 2025, rispetto a un anno prima.

Non era difficile immaginarlo.

Ma ciò che conta adesso è che Trump non vede ragioni di ammorbidire il suo approccio.

Anzi.

L’economia americana si è ripresa e oggi non rischia più una recessione, Wall Street è risalita grazie ai colossi tecnologici ed è ai massimi.

Trump dunque affonderà i colpi sull’Europa, perché vede che essa «non ha le carte» — direbbe lui — per ribellarsi.

Lo scenario migliore – osserva l’editorialista – prevede un dazio al 10% su tutto il nostro export, senza reazioni da parte nostra.

Ma Trump intuirà rapidamente se può andare più in là.

E ai piani alti di Bruxelles si percepisce paura e impotenza: sembra si sia concluso che oggi l’Europa non ha le risorse politiche, tecnologiche, militari e commerciali per affrontare uno scontro con gli Stati Uniti come invece ha fatto la Cina.

Il quadro con quest’ultima non è molto diverso.

L’export tedesco verso la Repubblica popolare per il secondo anno di seguito sta crollando almeno del 12%, quello dell’Italia anche, mentre le vendite cinesi in Europa salgono di oltre il 6%.

La Cina è sempre più forte nei settori un tempo dominati dall’Europa — auto, chimica, macchine utensili, robotica, presto anche aeronautica civile —, dunque ci sottrae quote di mercato nel mondo e non compra più i nostri prodotti.

Invece l’Europa – conclude – è sempre più dipendente dalla Cina per i beni ad alta tecnologia, che dal 2017 abbiamo iniziato a comprare dalle sue fabbriche a ritmo crescente”.

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