“L’innovazione è uno dei valori del Made in Italy, che deve continuare a contraddistinguere i nostri prodotti perché è un fattore che ci viene riconosciuto a livello internazionale e che fa sì che i nostri beni siano preferiti a quelli di altri Paesi nostri competitor, anche se costano di più. È sicuramente uno degli asset su cui contare per raggiungere l’obiettivo dei 700 miliardi di export entro la fine della legislatura posto dal governo”.
Così Matteo Zoppas, Presidente Agenzia Ice, in occasione dell’ultimo giorno della prima edizione del Made in Italy Innovation Forum, la tre giorni dedicata ai trend e alle sfide dei principali settori della manifattura per offrire soluzioni in grado di assicurare futuro e competitività all’industria italiana.
Oltre 100 speaker, 30 sessioni verticali parallele, 1000 i partecipanti riuniti a Villa Erba a Cernobbio dove la più grande comunità di ricerca e innovazione del manifatturiero italiano, aziende, associazioni di categoria e istituzioni, si sono confrontati sulle ultime novità nella sostenibilità e nella digitalizzazione per le aziende del Made in Italy.
Paolo Quercia, Dirigente Centro Studi MIMIT, commenta: “Stiamo lavorando ad un Libro Bianco sulla Strategia Industriale Nazionale (l’ultima volta è stato fatto negli anni ’80). Questo per poter settare obiettivi e risorse delle politiche industriali in un’ottica di almeno 5-7 anni. Ci sono quattro enormi transizioni in atto: quella geopolitica, quella tecnologica, quella energetica e quella demografica. Non si tratta di transizioni con effetti solo di mercato, hanno bisogno di un ruolo forte di uno Stato “stratega” che coordina le imprese verso obiettivi che vanno a plasmare il futuro del Paese. Abbiamo mappato 18 filiere industriali principali ciascuna delle quali necessita di politiche ad hoc. L’obiettivo è quello di rimettere al centro la manifattura e la ricerca”.
Riccardo Rosa, Presidente, UCIMU-Sistemi per Produrre, afferma: «Rispetto al tema dei fondi europei credo servirebbe inserire una sorta di clausola “protezionistica”, in modo che le risorse vadano effettivamente ad aziende che producono Made in UE. Inoltre, in particolare per quello che riguarda il Piano Transizione 5.0, che è praticamente partito con un anno di ritardo, è auspicabile superare la barriera temporale della scadenza a dicembre 2025 per far sì che la dotazione finanziaria messa a disposizione possa essere sfruttata appieno dalle aziende ai fini dell’integrazione delle tecnologie digitali e della sostenibilità nei prodotti e nei processi produttivi.»
Paolo Fino, Vicepresidente MICS, ha detto: “Una delle caratteristiche degli italiani è proprio quella di saper gestire, domare e sfruttare i momenti di caos, quelli in cui è necessario essere creativi, ripensando modelli e soluzioni. MICS è un caso emblematico da questo punto di vista perché ha saputo promuovere un’innovazione condivisa nelle diverse tipologie del sistema produttivo italiano. Tutti questi cambiamenti che stiamo attraversando sono solo un problema o anche un’opportunità? La capacità adattativa è una nuova skill che gioca a nostro vantaggio. Per questo penso che si debba affrontare con razionalità anche la fine delle risorse economico-finanziarie del PNRR. È necessario creare un’alleanza tra le risorse private e le risorse pubbliche, per continuare ad innovare. Non dobbiamo assolutamente perdere la ricchezza che abbiamo creato con questo sistema, che per il Made in Italy ha creato molte opportunità per il futuro”.“ComeICEstiamo spingendo molto sulle attività di promozione e sviluppo delle nostre produzioni in maniera mirata sui mercati maturi e su quelli ad alta potenzialità individuati dalPiano d’Azione per l’Exportdel MinistroTajani. Lavoriamo sempre più di squadra all’interno di unSistema Paeseampio, condiviso conSACE, Simest e CDPdove anche i Ministeri, ilMAECIin particolare, stanno dando grande attenzione alla diplomazia della crescita”, ha conclusoZoppas.