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La presidente BCE Christine Lagarde tra inflazione, euro digitale e incertezza sul futuro | Lo scenario

Mentre le bombe in Iran lasciano una scia di paura e incertezza, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha tracciato davanti alla Commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo una rotta fatta di cautela, dati e qualche piccola speranza.

La bussola, come sempre, resta l’inflazione, oggi “intorno all’obiettivo del 2% nel medio termine”, ma su uno sfondo “segnato da frammentazione, incertezza e conflitti”.

“La recente decisione del Consiglio direttivo della BCE di ridurre i tassi d’interesse di 25 punti base” – ha dichiarato Lagarde“si fonda su una valutazione che ci vede in buona posizione per affrontare un contesto economico incerto. Tuttavia, non ci impegniamo in anticipo su un percorso specifico per i tassi”.

Ogni decisione, ha ribadito più volte, sarà “basata sui dati, valutata riunione per riunione” e considererà le prospettive dell’inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e la forza della trasmissione della politica monetaria.

Il discorso, però, non si è limitato alla stabilità dei prezzi. Lagarde ha messo in evidenza come “i rischi per le prospettive di crescita restano elevati”, in particolare “in caso di un’ulteriore escalation delle tensioni commerciali globali, del deterioramento del sentiment sui mercati finanziari o del perdurare delle tensioni geopolitiche”.

Al contrario, una rapida distensione sul fronte globale o un aumento degli investimenti in difesa e infrastrutture potrebbe offrire una spinta inattesa.

Non è un segreto che Lagarde creda fortemente nel potenziale dell’euro digitale. Ma nel suo intervento di oggi, la presidente della BCE è apparsa ancora più netta: “Accelerare il progresso verso un euro digitale è una priorità strategica”.

Non si tratta soltanto di una risposta tecnologica alla crescente digitalizzazione, ma di una mossa geopolitica: “Rafforzerebbe l’autonomia strategica dell’Europa, garantendo un sistema europeo dei pagamenti al dettaglio innovativo e resiliente”.

Sullo sfondo, il tema sempre più urgente della regolamentazione delle criptovalute.

Le valute digitali non garantite, ha ricordato Lagarde, “hanno visto la loro capitalizzazione di mercato salire da meno di 200 miliardi di euro all’inizio del 2020 a circa 2.700 miliardi quest’anno”. Tuttavia, questa crescita è stata “guidata dalla speculazione degli investitori e da un’estrema volatilità dei prezzi”, caratteristiche che – secondo Lagarde“le rendono inadatte come mezzo di scambio affidabile”.

Non solo: le stablecoin, oggi per il 99% denominate in dollari statunitensi, rappresentano una minaccia concreta alla sovranità monetaria europea.

“Un potenziale spostamento dei depositi dalle banche alle stablecoin potrebbe compromettere la trasmissione della politica monetaria”.

In questo quadro, l’euro digitale diventa una necessità difensiva oltre che evolutiva.

Accanto all’analisi, è arrivato anche un appello politico. Lagarde ha esortato gli eurodeputati a non ritardare ulteriormente il dibattito parlamentare sul progetto dell’euro digitale: “La mia richiesta è che questo dibattito venga messo il prima possibile in calendario”.

“Saremo tutti responsabili se questo progetto che risponde a uno sviluppo storico non viene almeno messo sul tavolo della discussione”.

Un monito che sa di chiamata alla responsabilità istituzionale, in un’Europa che, secondo la presidente, “deve riaffermare il proprio ruolo di pilastro della stabilità economica e politica”.

Per farlo, servono “integrazione più profonda nei mercati finanziari e nei sistemi di pagamento”, scelte che – ha sottolineato – non sono più mere aspirazioni politiche, ma “una necessità strategica”.

In definitiva, l’intervento di Lagarde ha messo in luce un approccio prudente ma non attendista.

Se da un lato la politica monetaria resta vigilante, dall’altro si apre un orizzonte più ampio, in cui l’innovazione – se guidata – può diventare un alleato.

Ma il tempo stringe.

Tra tassi, inflazione, rischi globali e tecnologie emergenti, l’Europa è chiamata a non perdere il passo.

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