La congiuntura italiana non sembra ancora risentire in pieno dell’effetto Trump (dazi e incertezza).
In aprile (mese del primo contraccolpo della politica tariffaria Usa) la produzione industriale ha registrato un inatteso rialzo (+1% sul mese precedente), in controtendenza rispetto all’indebolimento delle manifatture delle altre principali economie europee.
Aprile è un mese tradizionalmente soggetto ad anomalie di calendario (per la variabile collocazione annuale della Pasqua che rende più incerta la correzione per i giorni lavorativi), ma queste sono presenti, in varia misura, anche negli altri paesi.
È anche possibile che sul recupero italiano abbia inciso una ricostituzione del magazzino prodotti, diminuito nell’ultimo periodo.
Il miglioramento è comunque settorialmente diffuso, particolarmente intenso nei beni di consumo.
L’avvio positivo del secondo trimestre può costituire un cuscinetto per assorbire eventuali deterioramenti in maggio-giugno.
Se al buon dato dell’industria si affiancano i segnali di miglioramento provenienti dalle indagini di aprile-giugno sulle imprese di servizi e la sostanziale tenuta delle costruzioni beneficiarie delle spese del Pnrr, ne scaturisce un secondo trimestre relativamente più tonico di quello implicito nelle ultime previsioni.
Questo non vuol dire che l’Italia stia sfuggendo allo shock trumpiano, ma solo che – come spesso avviene – le tendenze del ciclo si mescolano con cambiamenti di fondo indotti dalle stesse spinte congiunturali e di lungo periodo (l’industria sta affrontando dalla pandemia una difficile trasformazione), rendendo meno nitida la lettura dei dati.
Un problema in più per i previsori.








