“Il valore della nostra industria di marca non è solo un motore economico e sociale, ma ha un potere superiore: quello del soft power, che un marchio riconosciuto e acclamato conferisce al Paese, consolidando una narrazione che ci vede sempre più come massima espressione di qualità e innovazione”.
Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, secondo quanto riporta un comunicato nel suo videointervento all’Assemblea annuale di Centromarca.
Urso ha esordito congratulandosi con l’associazione “per il significativo traguardo raggiunto: da 60 anni accompagnate e promuovete con passione i valori e la cultura della Marca nel nostro Paese, fornendo un contributo sostanziale al nostro sistema economico e sociale. Centromarca rappresenta oltre 2.600 marchi di rilievo, attivi in numerosi settori, in grado di portare il Made in Italy presso i consumatori italiani e sempre più tra quelli internazionali. I vostri quasi 100.000 addetti generano un fatturato di circa 67 miliardi di euro, con un valore complessivo di oltre 87 miliardi lungo tutta la filiera, pari al 4,2% del PIL nazionale”.
“Questi numeri significativi – ha proseguito – testimoniano l’importanza strategica di un comparto che investe in innovazione, contribuendo alla crescita sostenibile del nostro Paese. Il valore della nostra industria di marca non è solo un motore economico e sociale, ma ha un potere superiore: quello del soft power, che un marchio riconosciuto e acclamato conferisce al Paese, consolidando una narrazione che ci vede sempre più come massima espressione di qualità e innovazione. Questo, in uno scenario di tensioni commerciali, è fondamentale, anche nella prospettiva che i consumatori americani non siano disposti e non saranno disposti a rinunciare al Made in Italy. Come ha sottolineato anche il Direttore generale di Centromarca, Vittorio Cino, le nostre produzioni sono riconosciute come eccellenze che potrebbero risentire meno dei dazi rispetto ad altri competitori proprio perché hanno una loro unicità”.
“Il valore delle esportazioni italiane nei beni di largo consumo, tra il 2014 e il 2024, è cresciuto in modo incredibile, passando da 3,8 miliardi a quasi 10 miliardi di euro, quasi triplicando il proprio valore. Un traguardo che ci lascia ottimisti, ma anche un tesoro da preservare, lavorando insieme tra pubblico e privato, ma soprattutto con gli altri Stati membri e con l’Unione Europea. L’Italia si è posta come leader in Europa per riportare la manifattura al centro della crescita e del benessere. Lo abbiamo fatto presentando sette non paper tematici, documenti di indirizzo di riforma alla Commissione europea e lo abbiamo fatto disegnando una strategia di politica industriale sintetizzata nel Libro che sta per uscire, Libro bianco Made in Italy 2030, cioè una chiara visione strategica che in questo Paese manca da troppi anni”.
“Uno strumento che, accanto alle risorse per le imprese (circa 20 miliardi di euro), si prefigge di orientare le politiche pubbliche, così da rafforzare le filiere produttive, favorire l’innovazione, stimolare la competitività sui mercati internazionali e tutelare le produzioni di qualità. In questa visione gioca un ruolo rilevante la rinnovata strategia di attrazione degli investimenti, che sta trasformando il nostro Paese nella destinazione preferita di molti capitali esteri: uno strumento che intendiamo utilizzare in modo mirato per sostenere le nostre imprese, preservandone naturalmente l’identità”.
“Sono certo che anche i tanti prodotti di Centromarca continueranno a rispondere alla nuova fase dei mercati, attraverso l’innovazione, la qualità e la sostenibilità: valori – ha concluso Urso – sui quali da sempre si fonda il successo delle vostre imprese”.








