“Negli ultimi dieci anni oltre 30mila giovani italiani sotto i 35 anni sono andati via dall’Italia per lavorare all’estero. Il perché è presto detto: dal 1999 al 2019 l’Italia è stata purtroppo uno degli ultimi Paesi al mondo per crescita del reddito pro capite in termini di potere d’acquisto”.
Lo ha affermato Carlo Cottarelli, economista di fama internazionale e direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano, intervenendo all’Annual Conference di ManpowerGroup “The Exchange – Disegniamo insieme il futuro del lavoro”, in corso a Milano.
“Grazie all’afflusso di risorse europee e agli investimenti pubblici del post-pandemia – ha osservato – la crescita e l’occupazione sono migliorate, ma sono stati creati soprattutto posti di lavoro a basso valore aggiunto e poco pagati, nella ristorazione, nel commercio, nelle costruzioni. Per un deciso aumento dei posti di lavoro specializzati, della produttività e degli stipendi, occorre intervenire su quattro fronti: abbassare la pressione fiscale, abbassare il costo dell’energia, snellire la burocrazia e ridurre la durata dei processi civili”.
Per Cottarelli, “in Italia c’è un problema generazionale: i giovani sono pochi e soprattutto vanno a votare poco, e quindi le loro esigenze non vengono prese in considerazione. Alla Generazione Z dico: andate a votare, fate sentire la vostra voce, costringete i politici ad ascoltarvi per avere i vostri voti.
E non abbiate paura dei cambiamenti della transizione digitale: l’innovazione tecnologica non cancellerà posti di lavoro. Certi ruoli spariranno, ma altri si svilupperanno, e l’aumento della produttività permetterà a tutti di lavorare meno e guadagnare di più.
Ma se in Italia non si creano condizioni per fare investimenti, tecnologici e non, i nostri giovani continueranno a cercare lavori migliori all’estero”.