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Italia, doppio successo: conti pubblici ok e manifattura in rimonta | L’analisi della Hamburg Commercial Bank

In un’Europa che arranca, l’Italia sorprende.

Oggi è arrivata una doppia conferma che rafforza l’immagine di un Paese più solido di quanto molti, fino a poco tempo fa, erano disposti ad ammettere.

Da una parte, la Commissione europea ha deciso di non richiedere nuove misure di correzione dei conti pubblici.

Dall’altra, i dati dell’indice Pmi segnano un’accelerazione della crescita del settore privato che colloca l’Italia al vertice dell’eurozona.

Una promozione, quella di Bruxelles, che arriva dopo un’analisi dettagliata dei piani di bilancio a medio termine.

Tra i sei Paesi sotto osservazione – Italia, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia – Roma figura tra quelli con una traiettoria della spesa pubblica ritenuta coerente con gli impegni assunti.

La procedura per deficit eccessivo resta quindi sospesa, a dimostrazione che, nonostante il debito e le difficoltà strutturali, l’Italia riesce a mantenere la barra dritta.

Tuttavia, Bruxelles non chiude gli occhi sui nodi strutturali del sistema Italia.

Le raccomandazioni annuali mettono in fila i soliti problemi: scarsa efficacia della spesa pubblica, uso inefficiente dei fondi di coesione, e una competitività che resta zoppicante.

Le sollecitazioni sono precise: un fisco più favorevole alla crescita, lotta all’evasione, revisione del catasto, maggiore qualità del lavoro, elettrificazione dell’economia e più investimenti in difesa e innovazione.

Ma è sul fronte dell’economia reale che arriva il dato più sorprendente.

A maggio, l’Indice PMI composito dell’Italia è salito da 52,1 a 52,5: è il quarto mese consecutivo di espansione e il miglior risultato da oltre un anno.

La crescita è guidata da una manifattura che torna finalmente a respirare, raggiungendo il settore terziario in zona positiva.

I nuovi ordini si stabilizzano, l’occupazione cresce – soprattutto nei servizi – e l’ottimismo delle imprese migliora, sostenuto da prospettive meno cupe.

Nel dettaglio, il comparto manifatturiero registra il balzo più deciso degli ultimi 13 mesi, mentre il terziario mostra il miglior incremento da quasi un anno.

Un risultato che contrasta con il quadro europeo, dove la ripresa appare debole e disomogenea.

L’Indice PMI composito dell’eurozona scende a 50,2 – soglia appena sopra la linea dell’espansione – segnalando una crescita al minimo da febbraio.

Peggio ancora il settore terziario, tornato sotto la soglia dei 50 punti, a indicare una contrazione.

Il confronto con i partner europei è impietoso.

La Germania, locomotiva del continente, frena bruscamente: è il primo mese di contrazione dopo cinque di moderata ripresa.

La Francia si avvicina alla stabilizzazione, ma resta in territorio negativo.

La Spagna cresce, ma a ritmi molto più lenti rispetto all’Italia, che si conferma il Paese con l’espansione più vigorosa dell’intera area.

A fotografare questa dinamica è Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank: “L’Europa meridionale sta garantendo che l’intero settore terziario non subisca un crollo. La solida crescita dei servizi in Italia e il tasso di espansione più debole ma ancora positivo della Spagna hanno aiutato a controbilanciare il lieve declino dell’attività in Francia e il crollo relativamente forte in Germania. Se i Paesi del Sud riescono a mantenere slancio, una ripresa del settore potrebbe ancora essere possibile nel corso dell’anno”.

De la Rubia non si nasconde dietro ottimismi facili.

L’eurozona resta fragile, la fiducia è timidamente in rialzo ma ancora lontana dagli standard storici, e l’inflazione del terziario – sorvegliata speciale della BCE – continua a porre interrogativi.

Tuttavia, riconosce che proprio l’Italia, spesso considerata l’anello debole, oggi sta reggendo l’impalcatura della ripresa europea.

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