Su Il Messaggero Mario Ajello commenta il vertice Meloni-Macron di ieri a Palazzo Chigi, il “vertice del realismo”.
Ovvero, scrive Ajello, il summit della consapevolezza che, malgrado le incomprensioni e le divergenze, va fatto uno sforzo di vicendevole comprensione tra i due governi proprio in un momento in cui c’è urgente necessità di un approccio davvero europeo da parte delle nazioni che l’Europa l’hanno fondata e che nell’Europa — da parte italiana si vuole un’Europa diversa, più utile, più concreta, meno ideologica — continuano a credere.
Sarebbe una pia illusione quella di credere che l’attuale fase geopolitica possa essere gestita da soli.
La fine di questa illusione deve aver spinto l’Eliseo a chiedere il summit con Meloni, che si è svolto a Roma, la quale si conferma sempre di più in questa fase capitale diplomatica dei destini internazionali.
Basti pensare, e questo non poteva non essere un tema di discussione in queste ore, alla crisi della Libia.
Rispetto alla quale, la storica divisione degli interessi tra Francia e Italia (il vulnus della fine di Gheddafi nel 2011 ha sempre continuato a pesare) ha bisogno di una seria revisione di fronte all’invadenza russa in quest’area del Mediterraneo.
C’è l’urgenza di armonizzare le politiche estere nei confronti dell’Africa settentrionale, perché il problema migratorio e quello energetico — al netto del fatto che ognuno abbia avuto il proprio approccio — è un problema che, volendo o non volendo, lega i nostri Paesi.
Nonostante le contraddizioni, la spinta che arriva adesso è quella del riconoscimento di un terreno comune tra Italia e Francia, unite nell’idea di una proiezione mediterranea più meditata e più forte; nell’idea di un’Europa meno frugale e più espansiva, cioè capace di guardare avanti con investimenti per la crescita; nell’idea che vanno fronteggiati, senza scatenare guerre commerciali (e qui l’Italia è stata finora un passo più avanti rispetto alla Francia), i dazi americani che, specie nell’agro-alimentare, possono danneggiare nella stessa misura i due Paesi.
Il realismo ha imposto un cambio di rotta ed evviva.








