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La dignità del lavoro e gli insegnamenti di Papa Francesco | L’intervento di Angelo Colombini, già segretario confederale della Cisl, Vicepresidente Ebna e consigliere Civ Inail

La scomparsa di Papa Francesco ci esorta alla riflessione sugli insegnamenti che ci ha lasciato, come la dignità del lavoro, la contrarietà agli investimenti in armamenti, il contrasto alla cultura dello scarto, la custodia del creato, dove prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi.

Questi non sono titoli per compiacere a qualcuno, ma l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa che, con l’enciclica di Leone XIII Rerum Novarum in piena Rivoluzione industriale fino ai tempi nostri, ha contrassegnato la presenza della Chiesa e dei suoi fedeli in tutti gli ambiti della vita quotidiana.

“Il luogo della fede è la vita, che scorre nelle strade del mondo, il Signore Gesù si trova a suo agio più negli ambienti di vita ordinaria che nelle sacrestie”.

Ecco il senso di una Chiesa in uscita, già presente nel documento programmatico Evangelii gaudium.

Papa Francesco, sin dall’inizio del suo pontificato, ha più volte richiamato l’attenzione sulla centralità del lavoro nella vita dell’uomo.

Con l’enciclica Fratelli tutti, ci ricorda che il lavoro non è solo un mezzo di sussistenza, ma anche strumento per una realizzazione personale, per stabilire relazioni sane, per una partecipazione nella società e per la costruzione del bene comune.

In molte occasioni, il Santo Padre ha denunciato le dinamiche del profitto che schiacciano l’uomo, disapprovando forme di sfruttamento, precarietà e lavoro nero, che negano diritti fondamentali e ledono la giustizia sociale.

Nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa, Francesco ha sempre invitato tutti, istituzioni, datori di lavoro, sindacati e lavoratori, a collaborare per promuovere un’economia al servizio della persona dove si possa dare vita a uno sviluppo più equo e sostenibile, chiedendo di costruire un’economia inclusiva che non scarti nessuno, in cui il lavoro sia dignitoso e giustamente retribuito per tutti.

Un altro tema identificativo del pontificato di Bergoglio è l’ecologia integrale.

I temi dello sviluppo sostenibile e della transizione ecologica sono all’ordine del giorno da diverso tempo. Si può dire che l’anno di svolta è stato il 2015, in cui dopo l’enciclica di Papa Francesco, Laudato Sì, l’Onu ha promulgato l’Agenda 2030 e a dicembre dello stesso anno è stato siglato dagli Stati l’Accordo di Parigi durante i lavori della Cop21.

L’ambiente è un tema ecologico ma anche sociale, e tale complessità esclude le semplificazioni ideologiche.

L’ecologia integrale richiamata nella sua enciclica si preoccupa per i cambiamenti climatici ma anche del valore del lavoro, della salute e della biodiversità, della demografia e dei poveri, della cultura dello scarto e della condivisione delle risorse della terra.

Francesco è stato un Papa innamorato del Vangelo di Cristo e le categorie di progressista o conservatore non sono in grado di racchiudere la forza del discepolo di Cristo.

Proprio per questo non ha mai rinunciato al dialogo con tutti, senza paura di perdere l’identità di apostolo.

Il nuovo Papa Leone XIV raccoglierà un’eredità pesante, perché Bergoglio è stato un Papa fuori dagli schemi.

Lo statunitense e agostiniano Prévost avrà il compito di aggiornare la Dottrina sociale della Chiesa per la nuova stagione, quella post-moderna.

Ora vi sono problemi che nel 1891 non esistevano: le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale, la globalizzazione dell’economia e della finanza, il clima e l’ambiente, la nuova geopolitica e i problemi non ancora risolti come la precarizzazione del lavoro, le crescenti disuguaglianze e la necessità di un’economia più umana.

Nella bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025, Spes non confundit, Francesco ci esorta a “una alleanza sociale per la speranza”.

Questa è la responsabilità che viene chiesta ad ognuno di noi, perché la speranza è frutto di convergenze per il bene comune.

Ritornare a dare un significato al nostro lavoro vuol dire innanzitutto che ogni lavoro è dignitoso, vuol dire costruire occasioni per un lavoro buono capace di includere, di garantire la conciliazione tra lavoro e famiglia e di tutelare i più fragili, perché solo così il lavoro potrà tornare ad essere strumento di sviluppo, di libertà, di partecipazione e di quella pace disarmata e disarmante, come ci ha ricordato Papa Leone XIV, capace di creare luoghi e istituzioni di pace.

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