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Servono più figli del previsto per evitare l’estinzione | Lo studio dei ricercatori giapponesi

Il tasso di fertilitĆ  per evitare l’estinzione dovrebbe essere ancora più alto di quello finora previsto. A rilevarlo ĆØ un recente studio pubblicato su Plos One da un team internazionale di ricercatori guidato da Takuya Okabe dell’UniversitĆ  di Shizuoka, in Giappone, secondo cui per garantire la sopravvivenza di una popolazione non bastano 2,1 figli per donna.

Dai calcoli effettuati dagli studiosi, tra cui Diane Carmeliza N. Cuaresma, Hiromu Ito, Hiroaki Arima, Jin Yoshimura e Satoru Morita, il valore minimo del tasso di fertilitĆ  dovrebbe essere pari a 2,7 figli per donna, per evitare il rischio di estinzione.

Negli ultimi anni, il valore di 2,1 figli per donna è stato considerato sufficiente per mantenere stabile una popolazione, ma questo modello non tiene conto delle fluttuazioni demografiche casuali, particolarmente rilevanti nelle popolazioni più piccole.

Il nuovo studio ha integrato questi fattori nei modelli matematici, dimostrando che la soglia di sostituzione è più alta di quanto si pensasse.

Secondo i ricercatori, la variabilitĆ  nel numero di figli, i tassi di mortalitĆ  e la possibilitĆ  che alcuni individui non si riproducano sono elementi che aumentano il rischio di declino irreversibile.

Inoltre, hanno osservato che un fattore che potrebbe contribuire a ridurre la denatalitĆ  e il rischio di estinzione ĆØ la nascita di un maggior numero di femmine rispetto ai maschi, soprattutto in condizioni di forte stress demografico.

La situazione ĆØ particolarmente allarmante in Paesi come l’Italia, dove il tasso di fertilitĆ  ĆØ di 1,18 figli per donna (dati Istat), ben al di sotto della soglia di sostituzione. Se questa tendenza persiste, la popolazione potrebbe subire un declino significativo nel corso delle generazioni, con ripercussioni su economia e societĆ .

Gli esperti suggeriscono di ripensare le politiche per incentivare la natalitĆ  e garantire la sostenibilitĆ  demografica. Senza interventi mirati, molte famiglie potrebbero vedere le proprie linee genealogiche estinguersi nel giro di non molte generazioni.

Il tema, in Italia, ĆØ particolarmente seguito anche dal governo. ā€œVorrei poter ottenere sulla natalitĆ  gli stessi straordinari risultati che abbiamo ottenuto sul fronte dell’occupazione e su quello del contrasto all’immigrazione irregolareā€, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni in un’intervista all’Adnkronos. ā€œIl sostegno alla natalitĆ  rimane una prioritĆ  a cui abbiamo dedicato misure importanti e risorse significative, ma non basta. I risultati sono ancora insufficientiā€.

Cosa fare quindi? ā€œOccorre continuare a sostenere le madri lavoratriciā€, ha aggiunto la premier, ā€œe a rafforzare gli strumenti di conciliazione famiglia-lavoro. E oltre a ciò serve una grande alleanza culturale, per cambiare la narrazione secondo la quale mettere al mondo un figlio sia un carico troppo gravoso per la carriera e per le ambizioni personali, soprattutto delle donneā€.

L’importanza di questa ricerca va ben oltre i confini nazionali. Il problema della bassa fertilitĆ  riguarda molti altri Paesi sviluppati, tra cui Giappone, Corea del Sud e gran parte dell’Europa.

L’analisi condotta dal team di Shizuoka offre nuove prospettive per le politiche demografiche, suggerendo che il valore convenzionale di 2,1 figli per donna potrebbe non essere sufficiente per garantire la stabilitĆ  delle popolazioni nel lungo termine.

L’intera comunitĆ  scientifica ora si interroga sulle implicazioni di questo studio per il futuro delle societĆ  moderne e sulla necessitĆ  di strategie che garantiscano una stabilitĆ  demografica a lungo termine.

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