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Proteggere la libertà | L’analisi di Goffredo Buccini

“Fino a che punto una democrazia può, restando sé stessa, rendere inoffensivo chi cerca di sovvertirla?”.

Così Goffredo Buccini sul Corriere della Sera, osservando che “Il «paradosso della tolleranza» di Popper sta lì, da monito: una comunità caratterizzata da infinita tolleranza è destinata a essere prima stravolta e poi sottomessa dalle proprie frange intolleranti.

Dunque, per salvare una società aperta e tollerante è necessario un quid di intolleranza. E persino di forza, in casi estremi. Sono tempi di ferro. E dittatori come Putin o Xi Jinping ci studiano da un pezzo con attenzione, sapendo perfettamente che le democrazie liberali hanno in sé stesse il virus che può ucciderle.

Il tiranno di Mosca ha messo in pratica contro di esse una strategia ibrida, meno plateale della selvaggia aggressione all’Ucraina, ma molto pericolosa.

La Romania di queste settimane è quasi un caso di scuola: l’eliminazione ope legis di un candidato favorito nella corsa presidenziale sarebbe, in sé, uno strappo tale da indignare non solo i suoi sostenitori ma persino i suoi avversari.

Naturalmente – scrive Buccini – il dibattito è aperto (e libero). Ma, con l’aria che tira, non pare del tutto infondata l’idea di Carlo Calenda di uno «scudo democratico» che, attraverso meccanismi di garanzia istituzionali, protegga le elezioni da ingerenze straniere e disinformazione.

Negli Stati Uniti ciò che resta della libera informazione (secondo Trump a lui avversa al 97% e pertanto “illegale”) è in subbuglio. Il saggista Peter Baker osserva sul New York Times che The Donald ha modificato “la percezione della presidenza tra gli americani”: condannato dieci giorni prima per 34 capi d’imputazione, la mattina dell’inaugurazione ha giurato sulla Bibbia di difendere la legge che ha violato.

Il suo vice, Vance, è venuto alla conferenza di Monaco a bacchettare noi europei per un’asserita scarsa tutela della libertà di parola. Ma quelle di Musk contro Starmer erano fake news, non free speech: e hanno liberamente intossicato la Rete per numerose settimane.

Il confine è sottile, ma proprio Popper lo tracciò per tempo. Era il 1945. E le ferite inferte al mondo dagli intolleranti sanguinavano ancora”.

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