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Europa Sex Bomb | L’analisi di Marco Travaglio

“Casomai qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, da ieri è ufficiale: la cosiddetta Europa, che mosse i primi passi 60 anni fa partendo da un’intesa commerciale per evitare future guerre fratricide dopo averne scatenate due mondiali in un quarto di secolo, dichiara guerra alla pace proprio mentre a Gedda si tenta di chiudere il conflitto in Ucraina.”

Lo fa notare Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano:

“E la dichiarazione di guerra alla pace – scrive – va addirittura oltre l’osceno piano ReArm Europe (anzi, chiamiamolo Sex Bomb) da 800 miliardi imposto da Von der Leyen&lobby delle armi a un Parlamento silenziato ed espropriato del diritto di voto con un trucchetto da magliari.

Ma la seconda, sull’Ucraina, è – se possibile – ancora peggiore. Leggiamo e inorridiamo: l’Ue accusa gli Usa di un ‘apparente cambio di posizione’ sulla guerra per essersi financo ‘riappacificata con la Russia’ e chiede di ‘aumentare in modo significativo il sostegno militare a Kiev’ e le sanzioni a Mosca per aiutare l’Ucraina a rifiutare il negoziato di pace proposto da Trump, che l’Europa in assetto di guerra ripudia.

Cioè: mentre Zelensky sposa finalmente la tregua e il mondo attende trepidante la risposta di Putin, l’Ue si propone esplicitamente di sabotarla per spingere gli ucraini a continuare a farsi ammazzare per nulla, visto che il loro presidente ammette l’impossibilità di recuperare i territori perduti.

Poi – aggiunge Travaglio – li illude che entreranno presto non più nella Nato, ma nell’Ue: traguardo remoto, visti i costi esorbitanti sia per Kiev sia per i 27.

Un pensiero commosso di saluto va a Elly Schlein, che per una volta ne aveva azzeccata una – il No al riarmo – e infatti è stata sconfessata non da mezzo partito, ma da tutto: nessuno dei 21 eurodeputati ha votato No come lei chiedeva (10 Sì e 11 astenuti).

E non su una questione marginale, ma su un passaggio storico: la scelta fra un’Europa di pace e cooperazione e un’Europa in assetto di guerra. Spiace dirlo, ma dopo una sconfessione così plateale non si vede come la Schlein – che stavolta ha ragione da vendere – possa restare alla guida del Pd che la ripudia all’unanimità. Non s’è mai visto un partito in cui il leader e la Direzione nazionale dicono una cosa e tutti gli altri fanno l’opposto.”

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