“È giunto il momento – afferma Romano Prodi sul Messaggero – che l’Europa realizzi un sistema comune di difesa. Si tratta di una scelta doverosa dopo il disimpegno dell’America di Trump. Non si può fare più affidamento sull’ombrello protettivo americano, operante dal 1949. Dobbiamo difenderci da soli.
Si è riaperto quindi con urgenza il secolare dibattito sulla necessità di dare finalmente vita ad un comune sistema di difesa europea uno dei passi fondamentali che ancora manca al compimento della nostra Unione, da anni impegnata più nei processi di mediazione che nel compimento dei necessari passi verso l’unità.
Di fronte alla nuova realtà, anche se nei limiti dell’attuale possibilità di decisione, la Commissione Europea ha proposto un progetto di aumento delle spese militari dei singoli paesi e il rafforzamento delle industrie nazionali, in modo da diventare progressivamente indipendenti dagli Stati Uniti dove, negli ultimi cinque anni, sono stati fabbricati quasi i due terzi degli armamenti acquistati dai paesi europei membri della Nato.
Nell’impossibilità di realizzare in tempi brevi un sistema di difesa comune, si è quindi deciso di procedere ad un rafforzamento di quelli nazionali già esistenti, con l’impiego delle risorse dei singoli paesi alle quali l’Unione europea accompagna un contributo di 150 miliardi di Euro di debito comune.
Stretti nello schiaccianoci fra Putin e Trump si è fatto di necessità virtù. Si tratta di una virtù che, pur dirigendosi nella giusta direzione e di un impegno finanziario non certo trascurabile, contribuisce solo parzialmente a riaprire l’ombrello della nostra sicurezza.
Perché il passo sia efficace, oltre ad accelerare la costruzione di una difesa comune europea, è necessario procedere ad un maggiore coordinamento della politica militare dei diversi paesi, alla standardizzazione degli armamenti, e all’armonizzazione dei sistemi di comunicazione, compresa l’accelerazione di una comune rete satellitare.
L’aiuto europeo, pur limitato rispetto all’impegno finanziario richiesto ai singoli paesi, deve essere quindi esclusivamente dedicato a preparare il cammino verso un comune sistema di difesa europea.”








