“L’uomo non ha inventato la guerra: ha inventato la pace”, scrive sul Corriere della Sera Venanzio Postiglione. La più grande scoperta della storia.
Il conflitto è ovunque: la natura, la clava, il codice genetico, la vita stessa. Poi qualcuno, nella notte dei tempi, suggerì i confini e un po’ di regole. Meritava il Nobel per la Pace qualche millennio prima.
La parola, non a caso, ha un’antica (antichissima) radice indoeuropea, pak/pag, che vuol dire fissare, legare, pattuire, unire. Anche conficcare. Come per un paletto che definisce i limiti, le frontiere, il senso di una concordia possibile.
Ma solo l’ipocrisia sulla pace è ancestrale come la pace stessa.
Che non è la tregua senza aggettivi, cioè il dominio del più forte: io qui, tu lì, zitto e basta. Io faccio l’accordo con Putin e tu sparisci.
La pace è giusta o non è nulla. È il rispetto delle leggi e (addirittura) dell’umanità, oppure può diventare la consacrazione di un sopruso. È la fiducia nella verità su aggressori e aggrediti o è la strada dei «fatti relativi» imposta dai nuovi signori del mondo.
Vogliamo tutti la fine della guerra. Tra la Russia, che l’ha scatenata, e l’Ucraina, che l’ha subìta. E non solo lì. Va bene anche andare in piazza per chiederla, visto che i partiti italiani hanno aperto la corsa a chi grida più forte.
Ma il vero passaggio, per chi fa politica, sarebbe spiegare «quale» tregua: tempi, modi, territori, risorse, scenari.
La pace giusta, e ci risiamo, oppure la pace della matita, firmata da Trump e Putin senza l’Europa e senza Kiev? Un righello, il nuovo confine è disegnato.
Saranno i prossimi giorni a dirci «quanto» vorranno prevalere Trump e Putin, «quanto» reggeranno gli equilibri economici planetari, «quanto» saprà reagire l’Europa, che almeno mostra i primi segnali di risveglio e di autostima.
Ma senza pace giusta non c’è pace duratura: è una questione di etica e anche di convenienza.
Il mondo è diventato più fragile, questo si è capito.
Il meteorite 2024 YR4 ha la possibilità teorica (ma quasi nulla) di colpire la Terra nel dicembre del 2032.
È più alta la probabilità che l’umanità sia l’asteroide di sé stessa.








