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BlackRock possibile ago della bilancia nella partita Mediobanca-MPS | Lo scenario

Assedio al fortino di Piazzetta Cuccia. Il patto di consultazione scopre le carte, dice no all’OPS di Monte dei Paschi di Siena e si unisce al blocco Mediobanca (Pagliaro, Nagel), compatto a difesa dell’autonomia della banca.

Fonti ben informate confermano che, nelle stanze chiuse della riunione del patto, “l’OPS è stata definita inaccettabile” da qualche socio. Parole dure che, tuttavia, non tengono conto che i partecipanti all’accordo, essendo di sola consultazione e non vincolante, restano liberi di decidere. Tanto che, a fine gennaio, Romano Minozzi, pur essendo un pattista, si è schierato con Siena.

Sulla carta, MPS può attualmente contare su circa il 27,57% complessivo detenuto da Caltagirone e Delfin.

Tuttavia, secondo diversi analisti, il nodo cruciale sarà BlackRock. Il colosso americano, con il suo 4,23% in Mediobanca, potrebbe trascinare con sé una parte rilevante dei fondi istituzionali, che insieme rappresentano circa il 35% del capitale. Tra questi figurano Fidelity (2,8%), Vanguard (2,6%), il fondo sovrano norvegese Norges Bank (1,28%) e diversi veicoli pensionistici.

“Non sono speculatori”, affermano fonti ben informate, “ma guardano alla creazione di valore nel tempo: medio-lungo periodo”. Tradotto: per conquistarli, bisogna dimostrare la validità del proprio progetto industriale.

Da una parte si sottolinea: “Guardate al titolo di Mediobanca e di MPS e confrontateli”.

Dall’altra si replica: “E’ normale che il predatore (MPS) all’inizio perda, ricordate il gap tra il titolo di UniCredit e di Banco BPM quando fu lanciata l’OPS a dicembre?”.

Quello che giudicheranno i fondi, spiegano gli esperti, sarà la bontà del progetto.

Secondo Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA Sgr, “Per finalizzare l’operazione e rompere gli indugi, l’offerente dovrà forzatamente produrre due nuove azioni forti: un premio di valutazione rispetto all’offerta nota ad oggi e maggiori dettagli sulle sinergie, non solo finanziarie, ma anche industriali, che possano emergere dalla eventuale banca risultante”.

Per Luigi Lovaglio, CEO di MPS, la sinergia è evidente: la fusione tra Montepaschi e Mediobanca sarebbe basata sulla complementarietà dei loro business. MPS apporta una solida rete retail e capacità di finanziamento, mentre Mediobanca offre competenze nell’investment banking e nell’asset management.

L’integrazione, questa la tesi, darebbe vita a un leader nel private banking, nella consulenza finanziaria e nella finanza al consumo, con una piattaforma digitale avanzata.

Quello che è certo, spiegano fonti ben informate, è che MPS non si fermerà. Il 17 aprile, in seduta straordinaria, il Monte chiederà agli azionisti il via libera per un possibile aumento di capitale, mossa chiave per l’operazione.

Mediobanca fa muro, ma se il piano andrà in porto, MPS punterà dritto al delisting dell’istituto guidato da Nagel. Tempistiche? Giugno-luglio, sempre che le authority diano il via libera.

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