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Sulle difficoltà delle imprese a pagare le bollette energetiche è calato un silenzio impressionante | L’analisi di Franco Adriano

Impressionante – commenta Franco Adriano su Italia Oggi – il silenzio seguito all’allarme lanciato dalle imprese sul costo esorbitante delle bollette energetiche al fine dei costi di produzione e della concorrenza.

Problemi di sistema ce ne sono tanti, lo sappiamo. Tuttavia, viene anche da domandarsi fino a che punto ci siamo rassegnati a certi modi di fare. Per esempio, si fa un gran parlare di ritorno al nucleare e delle alternative, ma nel frattempo come devono fare le imprese e i cittadini a sopravvivere nella giungla in cui si stanno muovendo, per i prossimi dieci o venti anni?

Si prendano le tariffe. La gente non ne può più della diversità dei prezzi per uno stesso servizio erogato sulla stessa rete. Agli occhi di un padre di famiglia la parola “extra profitti” fa soltanto incavolare, perché significa che qualcuno ci ha guadagnato troppo o, per dirla tutta, ha rubacchiato a lui.

Forse sarebbe il caso che intervenisse l’autorità sul settore, notoriamente costituita da esponenti inviati lì dal mondo politico per guadagnare stipendi, pure quelli, fuori mercato. Lo stesso padre di famiglia, infatti, ha il forte sospetto che i controllori siano in combutta con le aziende; ma di certo non può dirlo, non essendo egli un esperto.

I gestori, poi, non possono far finta di nulla e fischiettare con le mani in tasca, quando sanno benissimo che i rapporti con gli utenti vengono lasciati anche in mano a soggetti che bombardano di telefonate i cellulari delle persone, ragione per la quale scaturiscono incresciosi diverbi telefonici (e per cui è scattata la psicosi generale da telefonata anonima).

Basterebbe un comunicato stampa di due righe in cui si dice che nessuno è abilitato a fare proposte per conto delle proprie aziende e diffidare chiunque a farlo. Basterebbero un buon servizio e delle tariffe oneste per conquistare i clienti. Verrebbero di corsa. Non ci vuole l’insistenza. Stiano tranquilli, ce n’è per tutti.

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