Nel 2022 gli Stati membri dell’Unione Europea hanno perso circa 89 miliardi di euro di IVA, rispetto ai 121 miliardi del 2018. Lo scrive Fiscooggi, il quotidiano online dell’Agenzia delle entrate, riportando le stime del report ‘Vat gap in the EU report‘, pubblicato dalla Commissione Europea e che ha preso in esame gli anni dal 2018 al 2022. La riduzione del tax gap IVA coinvolge anche l’Italia che riceve il “bollino verde” proseguendo la sua azione nel limitare i comportamenti evasivi e frodatori.
Il report, pubblicato annualmente dalla Commissione Europea, stima la differenza tra le entrate teoricamente previste e quelle effettivamente riscosse (VAT gap) dell’IVA, l’imposta che costituisce una delle principali fonti di gettito sia per i singoli Governi che per l’Unione Europea, in quanto la sua base è utilizzata per calcolare una parte delle risorse proprie unionali. Tanti i fattori che influenzano il tax gap tra cui frodi, evasione ed elusione, procedure concorsuali ed errori di calcolo. Il ‘VAT gap in the EU 2024 report‘ ha stimato un tax gap da IVA per il 2022 pari a 89,3 miliardi di euro, ovvero il 7% del VTTL (VAT total tax liability), cioè l’indice che stima le entrate fiscali riscosse in caso di piena conformità.
Rispetto al 2021 il divario è aumentato di 13,3 miliardi di euro e di 0,4 punti percentuali, ma con riferimento al 2019, ultimo anno pre-pandemia che presenta una qualità dei dati molto più aderente al 2022, il VAT gap del 2022 è stato inferiore di ben 35 miliardi di euro e di 4 punti percentuali. Gli indici di conformità minori sono stati rilevati per Cipro (-0,7%), Portogallo (1,3%) e Irlanda (1,7%), mentre quelli maggiori in Romania (30,6%), Malta (25,9%), Slovacchia (14,6%) e Lituania (14,6%). In termini nominali, i gap più rilevanti sono stati stimati in Italia (16,3 miliardi di euro), Germania (12,9 miliardi) e Francia (12,8 miliardi di euro), soprattutto in considerazione del maggior gettito proveniente dall’IVA in valore assoluto. Le maggiori diminuzioni nell’entità del divario di conformità all’IVA, ovvero le migliori performance nella lotta ai fenomeni evasivi e frodatori, sono state riscontrate a Cipro (-6,8%), in Lettonia (-5,2%) e Romania (-4,2%).
I risultati incoraggianti raggiunti nella riduzione del tax gap IVA, spiega Fiscooggi, “sono dovuti principalmente alle riforme fiscali incentrate sull’uso massivo delle nuove tecnologie, che i singoli Stati membri UE stanno mettendo in atto. In particolare, la digitalizzazione dei sistemi fiscali, come ad esempio la comunicazione real time delle transazioni e la fatturazione elettronica, ha prodotto i maggiori risultati sul fronte anti-evasione”. Il report evidenzia, inoltre, come i recenti miglioramenti nel divario di conformità all’IVA variano molto da Paese a Paese. Infatti, anche se, a volte, le misure adottate sono simili, alcuni Stati mostrano progressi significativi, mentre altri meno.
L’ascesa costante dell’e-commerce e l’utilizzo dei pagamenti digitali hanno rimodellato le strategie aziendali mostrando una forte correlazione con la conformità agli adempimenti relativi all’IVA. Il Consiglio ha approvato la proposta sull’IVA nell’era digitale (VAT in the digital age) effettuando “un passo decisivo verso un sistema di segnalazione digitale delle operazioni IVA transfrontaliere basato sulla fatturazione elettronica”, si legge su Fiscooggi. “Tale obbligo permetterà alle autorità fiscali degli Stati membri di avere a disposizione in tempo reale i dati delle transazioni attraverso un nuovo database comunitario (Central VIES) consentendo di reagire rapidamente ai comportamenti frodatori”.
Le entrate da IVA in Italia sono aumentate nel 2022 del 14,5%, contestualmente alla crescita di altri importanti indicatori macroeconomici quali il PIL (Prodotto interno lordo), i consumi delle famiglie e gli investimenti. Il report evidenzia come il tax gap IVA sia diminuito drasticamente nel periodo 2018-2022 (dal 21,6% al 10,6%), anche tenendo in considerazione la forte ripresa economica post-pandemia. Trend influenzato, sottolinea il documento della Commissione, dalla crescita significativa registrata in Italia dal comparto dell’e-commerce. Infatti, le vendite online sono passate dal 10,7% al 17,8%, mentre le aziende che hanno effettuato cessioni elettroniche sono aumentate dal 14,2% al 18,3%.








