“Aspettando Godot-Trump il gioco si fa duro sul fronte russo-ucraino”.
Così Paolo Garimberti su Repubblica sottolineando che “la sorprendente offensiva nella regione russa di Kursk, per quanto avvolta in una nebbia di propaganda e contro-propaganda, ha comunque fermato la narrazione, che da mesi sembrava a senso unico in favore del Cremlino: un’avanzata russa nel Donbass, lenta e costosa in termine di perdite, ma inarrestabile; e un egualmente lento e inesorabile recupero del terreno conquistato dagli ucraini in agosto nello stesso ‘oblast’ di Kursk.
Volodymyr Zelensky sembra essere davvero convinto che Donald Trump sia, come ha detto, così ‘forte e imprevedibile’ da riuscire a fermare la guerra in tempi brevi.
Perciò ha deciso una mossa, l’offensiva a Kursk, che può essere della speranza, ma anche della disperazione.
Sicuramente è un’azione molto azzardata.
Perché lascia abbandonati a sé stessi i soldati che difendono le posizioni nel Donbass, stremati e ora senza speranze.
I rinforzi di cui avrebbero avuto bisogno, le forze e gli armamenti migliori, sono impegnati a Kursk.
D’altronde – spiega l’editorialista – il presidente ucraino non ha molte alternative se non fidarsi di Trump quando afferma che se Putin non accettasse un accordo lui lo minaccerebbe di dare all’Ucraina “molto più di quanto ha ricevuto finora” in termini di armamenti.
Perché la coperta militare (ma anche quella dell’opinione pubblica) di Zelensky è sempre più corta.
La mossa di Kursk probabilmente tenuta nascosta fino all’ultimo anche ai servizi ucraini, dimostra che Zelensky ha fretta anche per ragioni interne e vuole fidarsi del Godot americano perché non può fare altrettanto con i deboli e frammentati sostenitori europei.
Mentre Putin e la Russia continuano a essere “un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma”, secondo l’inossidabile citazione di Churchill.
Mark Rutte, il segretario generale della Nato, ha detto che anche l’Alleanza deve “svoltare verso una mentalità da tempo di guerra”.
Ma non sembra trovare molte orecchie pronte ad ascoltarlo, tranne il polacco Donald Tusk, neo presidente di turno della Ue, che ha detto che il suo Paese porterà le spese militari al 4,7 per cento del Pil.
Anche per questo- conclude Garimberti – Zelensky non può fare a meno di fidarsi del Godot che il 20 gennaio arriverà alla Casa Bianca”.








