“Oggi Zelensky ammette di non avere risorse sufficienti per prevalere militarmente e ne attribuisce la responsabilità agli alleati occidentali. A suo dire, gli aiuti non sono stati sufficienti”.
Ne parla Stefano Folli su Repubblica sottolineando che “questa novità merita di essere valutata con molta attenzione.
Il fatto che sia stata tradotta in modo maldestro con l’espressione “resa”, mai pronunciata, indica che la prossima fase della crisi potrebbe avere riflessi significativi anche sulla politica italiana, dove le simpatie verso Mosca sono più diffuse che in altri paesi europei.
Oggi Putin se ne serve per la buona ragione che la fase della diplomazia, destinata ad aprirsi tra breve, dopo l’insediamento di Trump, il 20 gennaio, richiede che la Russia non sia isolata e possa contare su qualche amico a Ovest.
Si ritorna dunque agli scenari politici italiani.
Uno dei nodi, anzi il principale, riguarderà le garanzie che gli alleati occidentali daranno a Kiev per evitare che la ripresa delle ostilità da parte russa fagociti quel che resta dell’Ucraina.
Zelensky ribadisce nell’intervista a Le Parisien che si attende dall’Unione europea e dalla Nato il massimo del sostegno: per meglio dire una forma di riconoscimento formale, nei tempi più brevi possibili, che l’Ucraina è ormai compresa nel complesso delle alleanze occidentali.
Su questo – aggiunge Folli – è prevedibile che una parte delle forze politiche italiana sarà in disaccordo, sia a destra sia a sinistra, sulla scorta delle prevedibili resistenze putiniane.
E del resto l’armistizio, se ci sarà, segnerà l’avvio di una infinita tregua in armi, priva in sostanza di vincitori e vinti.
Secondo punto.
Tale armistizio dovrà essere tutelato da uno schieramento militare europeo.
Gli ottimisti vi vedranno l’esordio di una forza militare comune, o almeno organizzata secondo una logica non più nazionale.
Il quesito è se questo impegno, che sarà senza precedenti e coinvolgerà l’Italia, sarà accettato senza polemiche ovvero se aprirà nuove fratture.
È un punto che tocca sia la maggioranza sia l’opposizione.
Con la differenza che la coalizione di governo si appoggia a Trump — ed è inevitabile —, per cui ne seguirà le orme.
Compreso il filo-russo Salvini.
A sinistra – conclude – i problemi saranno più insidiosi, considerando che i 5S si sono segnalati fino a oggi per la loro linea contraria all’aumento delle spese militari e al rafforzamento dei vincoli atlantici”.








