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È l’ora dell’Europa di fare qualcosa | L’analisi di Paolo Mieli

Premettendo quanto sia “improbabile” che di qui a qualche mese “l’Ucraina non sia costretta alla capitolazione”, Paolo Mieli sul Corriere della Sera sostiene che “adesso per il nostro continente scocca l’ora di fare la propria parte”, cioè “provare a costruire una coalizione di Stati per la difesa europea e dar vita ad un debito comune per le spese militari che sono oggi il «tema esistenziale» per la Ue”.

“È giunto il momento – prosegue Mieli – in cui tutti coloro che nel passato biennio hanno evocato la creazione di un «esercito europeo» diano un seguito alle loro parole.

Quantomeno perché se ne possa costituire un contingente di duecentomila effettivi da impegnare in Ucraina.

Non adesso, ma a guerra finita per garantire la sopravvivenza di quel che resterà del martoriato Paese”, contrastando “in armi ogni eventuale tentativo delle armate putiniane di oltrepassare quei confini e ogni altrettanto eventuale tentativo ucraino di prendersi una rivincita.

Questa offerta europea di un corposo cuscinetto di interposizione tra Russia e Ucraina potrebbe essere l’unico argomento in grado (forse) di convincere Putin e Zelensky ad accettare adesso una pur fragile pace”.

Purtroppo, le “possibilità che allo stato attuale prenda consistenza un piano del genere sono prossime allo zero.

Paesi come l’Italia dovrebbero impegnarsi a trovare i soldi da destinare all’impresa con uno sconquasso politico facile da immaginare.

Sia a destra, che a sinistra.

Poi sarebbe chiaro fin dagli impegni di protocollo che l’eventualità di essere risucchiati in un’ulteriore fase del conflitto sarebbe tutt’altro che remota.

Ma gli autentici «pacifisti» avrebbero finalmente l’occasione per dimostrare nei fatti che l’Europa ha le capacità di imporre un’ipotesi di fine di una guerra.

Forse sulla base di un esperimento del genere potrebbe veder davvero la luce il tanto conclamato esercito europeo.

E con esso un volto davvero nuovo della nostra entità continentale”.

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