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Ecco il nuovo mondo ambiguo | L’analisi di Angelo Panebianco

“Mondo nuovo, parole vecchie. Nel terzo decennio del XXI secolo sia la politica che certi commentatori continuano a usare parole e, con esse, interpretazioni della realtà, che poco hanno a che fare con il presente”.

Lo scrive Angelo Panebianco in un editoriale sul Corriere della Sera nel quale spiega che “l’ambiguità di eventi e situazioni poteva essere ignorata nel mondo più semplice del XX secolo, ai tempi della Guerra fredda: bianco e nero, o di qua o di là, eccetera.

Oggi non è possibile.

Niente che l’Europa non abbia già conosciuto nei secoli passati.

Solo che allora non c’erano democrazie né pubblici a cui si dovesse spiegare alcunché.

Ora ci sono ma si fa fatica a trovare formule semplici per raccontare un mondo così complicato e ambiguo.

A scanso di equivoci, non si sta sostenendo che destra e sinistra abbiano perso utilità in ogni circostanza.

No, continuano a orientare molti elettori, generano immagini semplificate/banalizzate utili come indicazioni di massima, offrono una bussola, ancorché imprecisa, di grossolana fattura, ai tanti che si interessano di politica solo al momento del voto (se votano).

Il problema – sottolinea – sorge quando l’uso di quei termini impedisce di vedere le nuove divisioni che attraversano il mondo.

A cominciare da una frattura, già in atto da tempo, e che potrebbe acquistare un valore decisivo, generando nuovi riallineamenti politici, in un prossimo futuro.

Mi riferisco alla divisione fra coloro che, sia in Europa che negli Stati Uniti, difendono la società occidentale, i suoi principii, le sue libertà, e coloro (sono ormai tantissimi) che la irridono, la disprezzano, le sono ostili.

E che operano in obiettiva alleanza con le potenze, dalla Cina alla Russia all’Iran, che considerano il mondo occidentale il nemico da battere.

Perché la contrapposizione fra pro e anti-occidentali è destinata a diventare sempre più importante, in Europa soprattutto?

Per due ragioni.

In primo luogo, perché questa è una fase di oggettiva debolezza delle democrazie occidentali.

Ogni segno di debolezza aumenta la baldanza e l’aggressività dei nemici delle democrazie, esterni e interni.

La seconda ragione è che l’aspra competizione internazionale fra le varie potenze è destinata a durare.

Da qui – conclude – la ricerca di differenti referenti esterni da parte delle varie fazioni fra loro in lotta entro le democrazie europee”.

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