Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo nel settore dell’ospitalità le donne rappresentano il 61% della forza lavoro e il 64% tra le agenzie di viaggio e i tour operator ma, nonostante questo, una donna guadagna in meno il 14,7% in meno rispetto a un uomo anche quando svolge gli stessi ruoli.
Il gap si ripercuote inevitabilmente anche sull’importanza delle posizioni occupate: gli ultimi dati pubblicati ad inizio 2023 dal World Travel & Tourism Council nel report “The numbers behind women in leadership”, che ha coinvolto la leisure industry, mostrano che solo il 7% dei ruoli di Ceo sono ricoperti da donne.
Percentuali che si confermano basse anche quando si parla di top management (solo il 22%) e di senior management (33%).
Questo significa che è solo una donna ogni 15 a ricoprire un ruolo manageriale, un dato negativo che stenta a migliorare: rispetto al 2019 infatti si registra una leggera crescita del +4% tra le Ceo e del +17% dal 2007 tra i ruoli manageriali nell’intera industry.
Come se non bastasse, analizzando il solo settore alberghiero, la crescita di personale femminile, dal 2019, risulta essere, tra i manager, solo del +2% e dello 0% tra i Ceo.
Un divario che coinvolge perfino la stampa: un rapporto promosso da Women Leading Tourism mostra che le donne manager del settore turistico ricevono meno attenzione da parte dei media con solo il 15% delle menzioni che riguarda donne.
Per contrastare questa disparità, secondo gli esperti del settore, sono necessarie azioni che favoriscano la trasparenza retributiva, promuovano la conciliazione vita-lavoro e contrastino gli stereotipi di genere: un’industria turistica più equa e inclusiva può attrarre e trattenere i migliori talenti.
Lo scenario globale invita quindi il comparto a puntare ancora di più sulle donne e non è un caso che l’Organizzazione Mondiale del Turismo abbia invitato governi, organizzazioni e aziende a investire nelle donne e promuovere l’uguaglianza di genere nel settore del turismo.
Attraverso la campagna #InvestInWomen, l’ente sottolinea benefici di un aumento degli investimenti nelle donne potrebbero essere enormi, con evidenze che mostrano che colmare i divari di genere potrebbe incrementare il PIL pro capite del 20% e creare quasi 300 milioni di posti di lavoro nell’economia globale entro il 2035.








