Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Banche: più depositi all’estero, in Italia manca una vera Unione | L’analisi della Bce

In una vera Unione bancaria dovrebbe essere identico depositare denaro in un conto corrente in Grecia o in Germania.

L’intera area beneficerebbe di una migliore allocazione delle risorse e di una maggiore diversificazione dei rischi tra Stati.

Aumenterebbe la concorrenza tra banche.

I clienti potrebbero ottenere condizioni più favorevoli rispetto a quelle presenti a livello nazionale.

Un segnale dell’incompletezza dell’Unione bancaria europea è quello che arriva dal basso livello dei depositi di cittadini esteri dell’Eurozona: sono pari all’1,6% del totale.

Ma va detto anche che negli ultimi anni c’è stata una forte crescita.

L’aumento, scrive MF-Milano Finanza, ha riguardato in particolare le banche italiane che hanno attratto denaro di cittadini stranieri.

L’incremento complessivo tuttavia non sembra essere legato a una maggiore integrazione nell’Unione bancaria.

Hanno inciso invece soprattutto il rialzo dei tassi e la ricerca di maggiori rendimenti, assieme a una maggiore digitalizzazione e offerta di prodotti da parte di banche online.

Un’analisi della Bce ha mostrato che ad agosto 2024 le famiglie europee avevano 151 miliardi di euro in conti di banche non domestiche dell’Eurozona: valori in netto rialzo rispetto ai 95 miliardi di inizio 2020, quando erano pari all’1,2% del totale.

L’aumento è stato registrato soprattutto tra metà 2022 e settembre 2023: proprio il periodo nel quale la Bce ha alzato i tassi del 4,5%.

Questo fa pensare che i privati siano andati alla ricerca di condizioni migliori per i risparmi al di fuori delle banche nazionali.

L’analisi Bce comunque ha osservato che il trend era iniziato prima, come conseguenza di una maggiore attività di marketing delle banche estere.

“Uno dei vantaggi dell’Unione monetaria è l’accesso ai servizi finanziari in Paesi dell’Eurozona diversi dal proprio.

Questi potrebbero essere interessanti grazie a tassi di interesse più elevati sui depositi o a prodotti bancari più convenienti”, ha osservato l’economista Bce Matthias Rumpf.

“In realtà però in passato i cittadini hanno utilizzato raramente i servizi offerti dalle banche commerciali estere”.

La quota transfrontaliera dei depositi totali è addirittura diminuita fino al 2005, per poi ristagnare a un livello basso fino al 2014.

L’inversione di tendenza è stata recente.

“Sebbene il volume sia ancora relativamente basso, sta crescendo a un ritmo impressionante», ha rilevato Rumpf.

“Questa tendenza dà un’idea di come potrebbe essere in futuro una completa Unione bancaria e dei mercati dei capitali”.

I dati nei singoli Paesi.

I Paesi nei quali le banche hanno ricevuto più depositi da altri Stati dell’area euro sono stati Francia (30,6 miliardi a metà 2024), Lussemburgo (28,8 miliardi), Germania (18,2 miliardi) e Italia (13,2 miliardi).

L’Italia ha registrato il maggiore aumento rispetto a cinque anni fa, quando il dato era fermo a 2,7 miliardi.

Nel Paese i depositi dal resto dell’Eurozona sono quasi raddoppiati dal 2022.

Se si inverte la prospettiva, gli Stati nei quali fuoriescono più depositi delle famiglie sono la Germania, che da sola pesa per più di un terzo del totale (51,5 miliardi), seguita da Francia (15,8 miliardi) e Olanda (13,7 miliardi).

Germania e Olanda hanno anche mostrato il maggiore incremento negli ultimi quattro anni.

I depositi di cittadini esteri dell’Eurozona, se calcolati in percentuale rispetto a quelli totali, sono stati alti soprattutto nelle banche di Lussemburgo (37%), Estonia (20%) e Lituania (16%).

Questi Paesi sono stati anche quelli con il maggior divario percentuale tra entrate e uscite di depositi.

Al contrario, le famiglie con più conti correnti all’estero sono quelle di Cipro, Slovenia e Grecia.

I limiti dell’Unione Bancaria.

Ad Atene così si preferisce ancora affidarsi a banche estere dopo la recente crisi greca.

Non è un segnale positivo per l’Unione Bancaria.

Tutti gli istituti dell’Eurozona sono soggetti alla stessa supervisione, quella della Vigilanza Bce: in teoria le banche non dovrebbero risentire della debolezza del Paese.

Mancano però in Europa procedure di risoluzione pienamente parificate.

Inoltre è del tutto bloccata la garanzia comune europea sui depositi (nota con l’acronimo di Edis).

Nel 2014 i tre pilastri dell’Unione Bancaria (supervisione, risoluzione e assicurazione comuni) erano stati pensati per essere realizzati insieme.

Poi si è detto che i Paesi del Sud avrebbero dovuto ridurre i rischi.

Così le banche hanno diminuito i crediti deteriorati.

La presidente della Vigilanza Bce Claudia Buch ha sottolineato di recente: «I prerequisiti per l’Edis sono ora soddisfatti e il suo avanzamento sarà importante per ridurre in modo credibile il legame avverso tra la stabilità delle banche e quella degli Stati».

Resta tuttavia il nodo dei titoli governativi delle banche del Sud Europa, considerati un pericolo nel Nord.

Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha detto nei giorni scorsi che la garanzia comune sui depositi non è stata realizzato per «ataviche diffidenze” dei Paesi nordici.

In tal senso, ha aggiunto Patuelli, le polemiche sui titoli di Stato sono state una “ritorsione”.

Se vorranno ottenere i benefici dell’Unione bancaria i governi dovranno cambiare marcia nella prossima legislatura europea, mentre un altro test importante riguarderà l’esito della vicenda Unicredit-Commerzbank.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.