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Ecco i nostri amici (e nemici) | L’analisi di Angelo Panebianco

Angelo Panebianco sul Corriere della Sera mette in guardia dai profeti di sventura che immancabilmente fioriscono nei momenti cupi della storia umana, come quello attuale segnato dalla guerra.

In questi momenti si crea una diffusa domanda che ha due componenti: da un lato, la richiesta di una facile spiegazione («che senso ha tutto questo?») e, dall’altro, la richiesta di rassicurazione («quale è la via della salvezza?»).

La diffusa domanda si incontra con l’offerta: le ricette offerte dai profeti di sventura.

Si tratti dell’anno Mille dopo Cristo o del 2024 il messaggio, ancorché confezionato con differenti materiali culturali, è sempre lo stesso: siamo — a causa della insensatezza degli uomini e delle manovre dei potenti — sull’orlo della Grande Catastrofe, occorre un immediato risveglio di tutte le coscienze per impedirla.

Dove la parola-chiave è «immediato».

Si considerino due fra i principali cavalli di battaglia dei profeti di sventura, in particolare europei.

Il primo riguarda le armi e la guerra.

Finita la seconda Belle Epoque, gli anni immediatamente seguenti alla fine della Guerra fredda, la spesa militare globale ha ricominciato a crescere.

Con una fortissima accelerazione nell’ultimo decennio.

Oggi potenze grandi, medie e piccole, investono massicciamente in armamenti.

E le armi diventano sempre più sofisticate e micidiali.

È ovvio che questo aumenta l’insicurezza collettiva.

Si spera che, prima o poi, sia pure senza immaginare la fine (impossibile) della competizione internazionale, qualche forma di controllo degli armamenti — come si diceva ai tempi della Guerra fredda — possa essere introdotta.

Ma, nel frattempo, è questo il mondo in cui dobbiamo vivere.

Se dessimo retta a certi profeti di sventura dovremmo accettare di essere agnelli in un mondo di lupi.

In attesa del disarmo generale.

Ma in un mondo siffatto l’agnello ha un destino inevitabile: verrà sbranato dai lupi.

Se tutti gli altri si armano chi non lo fa finisce prima o poi in pentola.

Un bambino lo capisce.

Un adulto, se condizionato da paraocchi ideologici, non necessariamente.

Tutti i discorsi (fino ad ora restano solo discorsi) sulla difesa europea riguardano precisamente ciò.

Naturalmente, e fortunatamente, anche in tempi difficili, non tutti subiscono regressioni infantili, non tutti vengono stregati dal canto delle sirene, non tutti sono disposti a farsi abbagliare dai profeti di sventura.

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