Sul tema della disabilità a scuola “nessun altro Paese al mondo ha oltre 50 anni di esperienza inclusiva come il nostro”.
Lo scrive su Avvenire Luigi D’Alonzo riferendosi, senza mai citarlo, ad alcune recenti affermazioni del generale Roberto Vannacci, candidato della Lega alle europee.
“Nel 1971 – ricorda D’Alonzo – politici illuminati favorirono la promulgazione di una legge, la 118, che aprì le porte delle nostre scuole a coloro che fino ad allora erano relegati in istituzioni chiuse, emarginati in scuole appositamente ideate per loro: le cosiddette scuole speciali.
Perché la scelta inclusiva?
Il motivo è fortemente pedagogico, e quindi civile.
Il disabile non è il suo deficit, non si identifica con la sua cecità, con la sua sordità, con il suo autismo o il suo problema fisico, ma è una persona e come tale «non ha il diritto ma è il diritto».
Ossia ha una dignità umana che non è elargita dagli altri.
Se guardiamo con occhi attenti e sereni a questi lunghi anni, constatiamo che il cammino effettuato non è stato vano e che quella scelta si impose con tutto il suo valore contribuendo a modificare l’intera scuola italiana in tutti i suoi aspetti pedagogici e didattici.
La presenza nelle classi dell’allievo con disabilità ha provocato, negli insegnanti, la ricerca di un nuovo modello educativo didattico, capace di soddisfare i bisogni di tutti gli allievi.
Soprattutto però abbiamo capito che l’inclusione non solo è possibile per il bene degli stessi alunni con disabilità ma è un valore inestimabile per tutti, perché dove si lavora bene è lo stesso compagno o compagna priva di deficit che trova giovamento nella presenza costante e significativa di un compagno con disabilità.
D’altronde il risultato più eclatante che possiamo porre all’attenzione di tutti è l’esperienza esaltante di molti studenti con disabilità e con Dsa che si iscrivono all’università: sono 36.816, pari al 2,13% del totale degli studenti iscritti agli atenei italiani, secondo l’ultima rilevazione Anvur, e che poi si laureano.
Prova evidente che l’inclusione non solo è possibile ma è la strada maestra per dare risposte formative a tutti”.








