Sul Messaggero Paolo Balduzzi commenta la proposta del ministro Valditara di tenere le scuole aperte anche d’estate. “Da un lato c’è chi sostiene che le scuole dovrebbero rimanere aperte più a lungo, perché per le famiglie è costoso e problematico organizzarsi per tre mesi; dall’altro lato, chi sostiene che i ragazzi hanno tutto il diritto di staccare la spina e di riposarsi. Il problema di queste due posizioni è che si basano su questioni di principio. Si può anche essere d’accordo con entrambe: ma qui il punto è se la specifica proposta del governo sia valida oppure no. E basterebbe leggersi decreto e circolare di accompagnamento per capire che lo è, seppur con alcuni limiti.
Innanzitutto, il governo aggiunge un elemento fondamentale, che prima scarseggiava: i fondi. Saranno 400 milioni in totale, 80 in più che in passato, quelli dedicati all’iniziativa. E ciò apre la porta a una seconda osservazione: non si tratta di una novità, bensì di un potenziamento. La retorica delle scuole chiuse d’estate, infatti, non è più vera da qualche anno. O, perlomeno, non lo è più per tutti gli istituti. La possibilità di offrire alternative per i mesi estivi ai propri studenti esiste già. Il problema è che, come spesso accade nel nostro paese questa opzione dipende in maniera fondamentale dalla fortuna o meno degli alunni. E qui sta forse la debolezza principale di questo piano: quella di parlare prima alle scuole e poi alle famiglie.
È possibile immaginare un approccio che, al contrario, metta al centro gli studenti e i loro genitori e fornisca a essi dei fondi, magari in forma di voucher, da utilizzare dove meglio credono, secondo l’offerta delle realtà locali. Questo permetterebbe un ricambio di contesto e di compagni di riferimento, riducendo le differenze esistenti tra scuole di eccellenza e scuole più in difficoltà. Per il resto – conclude -, il Piano sembra estremamente valido”.








