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La questione di genere e il profilo terminologico | L’analisi di Alfonso Celotto

«Cari studenti, vi siete ben impegnati…».

Quando scrivo una lettera agli alunni utilizzo genericamente la forma maschile?

Non è il caso, spiega sulla Stampa Alfonso Celotto.

Rischio di sembrare un conservatore, perché ormai abbiamo capito che questa forma di declinazione rappresenta un ossequio anacronistico ad un mondo pensato solo maschile.

Un mondo plurisecolare in cui le donne erano relegate al servizio dei maschi, per usare un concetto che va da Aristotele a Cavour, passando per San Tommaso.

Un mondo di cui troviamo chiara traccia nel nostro Codice civile, che fino al 1975 ancora disponeva: «Il marito è il capo della famiglia; la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo…».

Parole che oggi ci fanno venire un attacco di allergia! Eppure, la questione di genere è ancora aperta e il profilo terminologico non ancora risolto.

Allora, ai miei studenti scrivo: «Cari studenti e care studentesse, vi siete ben impegnati e ben impegnate…».

Utilizzare il maschile e il femminile in tutti i passaggi può appesantire l’esposizione e rendere il testo prolisso per le trappole delle concordanze, dovendo stare attenti a sdoppiare tutti gli aggettivi.

Non va bene.

Altra soluzione: potrei utilizzare soltanto il femminile, come ha fatto in questi giorni l’Università di Trento, oppure me la posso cavare ricorrendo ad asterischi, schwa e chiocciole?

«Car* student@, vi siete ben impe- gnat?…».

Attenzione: così non sembra più una frase in italiano, ma piuttosto un gioco enigmistico.

Ma allora come devo scrivere?

Come risolvere il problema terminologico della parità di genere?

Andando a colmare una lacuna delle lingue contemporanee: la mancanza del neutro.

Tutti ricordiamo che il greco e il latino avevano tre generi, includendo anche il neutro, proprio per ciò che non era né maschile né femminile.

Il neutro si è perduto dopo la caduta dell’Impero Romano di occidente, perché nei secoli bui, in una società sempre più instabile e fragile, la lingua divenne sempre più essenziale: abbandonando le declinazioni e anche il neutro.

Non a caso non presente in nessuna delle nostre lingue moderne, ma se ci pensiamo, asterischi, chiocciole e schwa altro non sono che l’embrione di una tendenza a introdurre nuovamente il neutro.

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